A vent’anni dalla scomparsa la ristampa del suo libro dedicato alla biografia di Emilio Lussu ricorda l’opera e la figura di uno dei più grandi giornalisti sardi che hanno segnato le vicende della stampa sarda e nazionale, tra giornali, radio e Tv, per oltre mezzo secolo dagli anni cinquanta agli anni Duemila con il suo ritiro dalla professione e dalla politica attiva, ma non dalle passioni culturali che ha coltivato sino all’ultimo. Giuseppe Fiori, noto a tutti i colleghi e amici sardi come Peppino, era nato 27 gennaio del 1923 a Silanus con radici familiari a Cuglieri, trapiantato a Cagliari per gli studi e per avviarsi all’attività giornalistica nella redazione dell’Unione Sarda, dove ha lavorato affermandosi professionalmente per quasi un ventennio. Lasciato il giornale ecco l’ingresso nella Rai di Cagliari per poi trasferirsi a Roma dove continuerà la fortunata carriera televisiva prima nella redazione di TV7 diretta dal grande Sergio Zavoli, testata specializzata nel giornalismo d’inchiesta, poi al TG2 , collaboratore dei quotidiani “Il Messaggero” e “L’Unità”, infine direttore di “Paese Sera”. Pur mantenendo stretti i suoi legami con Cagliari e la Sardegna, nella capitale è rimasto per svolgere con altrettanto impegno e passione il ruolo politico di senatore della Sinistra Indipendente per ben tre legislature (VII, IX e X) dal 1979 al 1992. E a Roma morirà il 17 aprile del 2003.
Nel corso del 2023 dunque si è ricordato, nei giornali e in alcuni eventi, il personaggio Fiori giornalista, politico, scrittore e intellettuale a tutto tondo, nel centenario della nascita e a vent’anni dalla scomparsa con una nuova edizione di una delle sue biografie più di successo “Il cavaliere dei Rossomori” riproposto in libreria dalla prestigiosa casa editrice Laterza di Bari (Einaudi lo aveva pubblicato per la prima volta nel 1985) con la prefazione dello scrittore Roberto Saviano.
La ristampa della biografia di Lussu
“Il cavaliere dei Rossomori” è il ritratto di un eroe, di un politico e di un intellettuale insolito nella storia italiana. La vita di Emilio Lussu raccontata come una “favola epica”. Dalla penna di Fiori emerge il cacciatore, il capocaccia, il reduce, il sardista, il deputato, l’aventiniano, il prigioniero, il confinato, l’esule, lo scrittore, il leader, il ministro, l’oppositore: sono i capitoli della lunga e intensissima vita di Emilio Lussu (Armungia 1890- Roma 1975) nella descrizione minuziosa che ne fa l’autore. Fondatore del Partito Sardo d’Azione, Lussu è stato protagonista di tutti i principali avvenimenti di questo secolo: dalla prima guerra mondiale (quattro medaglie al valore) alla lotta armata contro i fascisti; il carcere, il confino e la fuga con Rosselli da Lipari, gli anni di Parigi in Giustizia e Libertà, la diplomazia clandestina tra Marsiglia, Lisbona, Malta, Londra, New York. E poi la faticosa normalità democratica: sempre a sinistra, socialista libertario sganciato dal Partito comunista, autonomista nemico degli indipendentisti. «Una grande favola epica», aveva scritto Angelo Guglielmi ex direttore di Rai Tre e fine critico letterario, nell’introduzione della prima edizione Einaudi sottolineando che «è insieme saggio, racconto e biografia e che riesce a conquistare il lettore anche grazie a una scrittura brillante e coinvolgente». Saviano nella sua prefazione, in apertura della ristampa promossa da Laterza, aggiunge che «Fiori ha l’istinto della fiaba quando racconta storie biografiche ma al contemporaneo – ed è qui il suo valore raro – pratica un rigore da filologo, non vuole che nulla di ciò che scrive sia scarsamente documentato e al tempo stesso non permette che nulla di ciò che scrive possa annoiare».
Giornalista di razza
C’è la straordinaria figura di Emilio Lussu in questo libro, ma c’è anche l’impronta del suo autore, saggista e giornalista, che in questo post vogliamo ricordare nei suoi vari aspetti, rilevando che ormai è tempo, per uno scrittore di tante biografie, che si possa leggerne presto una a lui dedicata. Quando a metà degli anni Settanta ho iniziato a collaborare con L’Unione Sarda, Peppino non c’era più, avendo già lasciato il giornale cagliaritano per altri lidi, ma ho ben vivo il suo ricordo perché tra noi giovani giornalisti era già un mito e in famiglia era ben conosciuto, coetaneo di mio padre Vittorio col quale condivideva esperienze giovanili, universitarie e frequentazioni del celebre “Caffè Torino” sotto i portici di via Roma, all’epoca (anni 50/60) luogo di incontro e discussioni di ogni genere.
Più di Peppino il Caffè Torino era frequentato dal secondo fratello, Vittorino (nella foto), che ebbi la fortuna di avere “maestro” nella battagliera redazione della Cronaca cittadina dell’Unione Sarda, grandissimo giornalista – c’è chi sostiene migliore persino di Peppino -, ma che libri non scrisse e non uscì mai dai confini cagliaritani.
E in questa occasione non posso non ricordare anche il fratello minore di Peppino e Vittorino (Selargius 1924-Cagliari 2008), Franco (Monserrato 1933-Cagliari 2016), giornalista anche lui e per un periodo sovrintendente dell’Ente lirico cagliaritano, che non di meno svolse ruoli importanti nella professione, nel sindacato regionale e nazionale dei giornalisti e nel Partito socialista sardo di cui era un ascoltato esponente. Infine nei miei ricordi personali l’amata moglie Nandina Garau che fu mia insegnante di Lettere nel triennio della scuola media alla “Spano”, incoraggiandomi – guarda caso – a seguire la mia adolescenziale passione per la scrittura e la storia. La professoressa Nandina tra l’altro era sorella di quel Gianni Garau, Medaglia d’Oro ed eroe della Marina militare nella seconda guerra mondiale (a lui è intitolata la sede cittadina dell’Associazione Marinai d’Italia di Cagliari). I miei personali ricordi finiscono con gli ultimi saluti che mi capitò di fare all’indimenticato “dottor Fiori”, come continuavo a chiamarlo col rispetto dovuto a un direttore!, mentre ormai anziano si riposava sotto l’ombrellone dello stabilimento balneare “Il Lido”, immancabile appuntamento delle sue estati cagliaritane al Poetto.
“ll coraggio della verità”
Ma torniamo a Peppino, a cui se non una biografia completa ancora da scrivere già esiste un ritratto a più voci che gli ha dedicato il collega della Rai Jacopo Onnis nel volume “Il coraggio della verità” nel quale trenta protagonisti dell’informazione, della cultura, dello spettacolo, della politica, ricordano l’esperienza umana e professionale di un grande testimone del Novecento. A questo volume uscito nel 2013 in occasione dei dieci anni dalla morte rimandiamo ad un successivo post di questo sito. «Dalle interviste», afferma Onnis, «emerge il ritratto di una personalità ricchissima e complessa. Ma c’è un filo che lega il tutto, un Dna mai rinnegato. Cronista di razza: queste le sue radici. E quando nel 1992 decide di non ricandidarsi al Senato scrive una lettera al segretario del Pds Achille Occhetto ringraziando il partito per avergli offerto il privilegio di fare l’inviato speciale dentro le istituzioni». Una battuta che riassume una vita in prima linea».
Gli inizi
Giuseppe Fiori nasce a Silanus nel 1923, un piccolo borgo in provincia di Nuoro, ricco di storia e di tradizioni, adagiato ai piedi della catena del Marghine. Il padre sottufficiale dei carabiniere prestava servizio in quella zona mentre si andava affermando il regime fascista anche nell’Isola, all’epoca poverissima. Completati gli studi liceali e conseguita la laurea in giurisprudenza all’Università di Cagliari, inizia a collaborare con l’Unione Sarda. Nei suoi articoli descrive il capoluogo ridotto ad un cumulo di macerie dai bombardamenti degli alleati e mette in risalto il suo desiderio di rinascita dalle rovine di una guerra devastante. Si dimostra, inoltre, fortemente interessato alla realtà sociale dei piccoli centri della Sardegna, più arcaica e sconosciuta, che fa rivivere negli usi, costumi e tradizioni. Una descrizione scarna ed incisiva, mette in risalto una società fatta di gente umile, pastori, contadini, pescatori, che vivono in fatiscenti abitazioni nell’indigenza quasi assoluta e nel retaggio di una povertà atavica e malattie endemiche.
«Di questa realtà – come afferma Piera Carta del Lioness Club cittadino che il 6 giugno 2017 ha onorato la figura di Fiori nel corso della IV edizione dell’evento “I Sardi nei Ricordi”, svoltosi con una cerimonia nella sala consiliare del Palazzo Regio – fanno parte anche i banditi di allora, i cosiddetti balentes, che si oppongono alle istituzioni e agli odiati “padroni” dell’epoca con la forza delle armi, ma altrettanta arroganza. Con un linguaggio semplice e concreto – scrive Carta – riesce al illustrare il credo ed i cosiddetti valori che hanno alimentato il banditismo sardo senza cadere in facili indulgenze e giustificazionismi di sorta. Dall’analisi di questa realtà scaturiscono le prime produzioni letterarie sulla Sardegna: Sonetaula (1960), Baroni in laguna (1961), La società del malessere (1968)».
Il film tratto da Sonetaula
Dal romanzo Sonetaula, riscritto da Fiori 35 anni dopo e ripubblicato da Einaudi nel 2000, è stato poi tratto l’omonimo film del regista Salvatore Mereu È uscito nelle sale italiane il 7 marzo 2008. Il 17 e 24 dicembre 2014 è stato trasmesso su Rai Uno come miniserie Tv in due puntate. La storia è ambientata Barbagia, in particolar modo nel centro immaginario di Orgiadas, situato nel Gennargentu. Il protagonista è “Sonetàula”, che a causa del “codice barbaricino” è costretto a diventare fuorilegge per vendicare il padre.
Un grande scrittore sardo
Come scrittore, Fiori si colloca bene nel rifiorire in Sardegna della scrittura e dell’attività letteraria apprezzata in Italia e in Europa negli ultimi decenni ed è a volte annoverato tra gli iniziatori, con autori come Sergio Atzeni, Giulio Angioni e Salvatore Mannuzzu di una “Nuova Letteratura sarda” tra Novecento e Duemila. Ha ricevuto il Premio Comisso nel 1986, sezione Biografia, proprio per Il cavaliere dei Rossomori e il Premio Napoli per Uomini ex.
Le biografie dei grandi sardi e non solo
Di assoluto rilievo sono le biografie di politici, uomini di cultura e di azione che col loro esempio hanno fortemente influenzato il pensiero e la società dal Novecento sino ai nostri giorni. Nel 1966 viene pubblicata “La vita di Antonio Gramsci” che ebbe una notevole diffusione con traduzioni nelle principali lingue europee ed in altre lingue tra le quali il turco, l’iraniano, il cinese ed il giapponese. Questa opera letteraria rivela il valore di Peppino Fiori scrittore e storico. Animato da una straordinaria sete di ricerca, sostenuto da una considerevole tenacia, ripercorre i sentieri dell’infanzia e adolescenza dell’intellettuale isolano, setaccia biblioteche ed archivi, raccoglie numerose testimonianze di familiari, conoscenti e amici. Ne scaturisce una figura dell’uomo Gramsci estremamente viva, molto diversa e più veritiera di quella riportata nella letteratura tradizionale di allora. Seguiranno: La vita di Michele Schirru (1983), Il cavaliere dei Rossomori (Vita di Emilio Lussu 1985), La vita di Enrico Berlinguer (1989), Gramsci Togliatti Stalin (1991), Uomini ex (1993), Il venditore (1995) biografia a 360 gradi dell’ascesa imprenditoriale e politica di Silvio Berlusconi, Una storia Italiana (Vita di Ernesto Rossi 1997), Casa Rosselli (1999).
Il giornalista
In mezzo secolo di professione dopo aver lavorato per L’Unione Sarda arrivando a svolgere il ruolo di inviato speciale (celebri i suoi reportage da Berlino durante la costruzione del Muro nel 1961) ed essere arrivato ai vertici dirigenziali, ma non alla direzione del quotidiano alla quale probabilmente ambiva ma era chiuso dalle scelte editoriali della proprietà, lascia il giornale per entrare successivamente alla Rai. A Roma, dopo l’ottima esperienza a TV7 di Zavoli, si afferma al TG2 sino a diventare vicedirettore, sotto la direzione di Andrea Barbato, col quale realizzano un telegiornale innovativo, impegnato a sinistra, ma indipendente dai poteri forti, attualissimo. Fiori diventa presto un volto noto nazionale per i suoi commenti politici e di cronaca in coda al seguitissimo Tg delle ore 13, un format di cui in coppia con Barbato furono in pratica inventori e che diventerà presto adottato da molte testate televisive sia della Rai che delle tv private. A Roma fu collaboratore del Messaggero e dell‘Unità, ma a metà degli anni 70 accettò di dirigere per un breve periodo il quotidiano Paese Sera (1979-1982) che aveva una diffusione importante nella capitale, di sinistra vicino al Pci, ma che puntava molto su cronaca, spettacoli e sport essendo pubblicato anche con le edizioni del pomeriggio e della sera. A lui toccò guidare il quotidiano nel periodo del tramonto strozzato dalla nascita e affermazione di Repubblica e dalla spietata concorrenza degli altri quotidiani della capitale. Da Paese Sera (chiuderà nel 1994) comunque usciranno numerosi giornalisti già noti o che diventeranno firme di punta proprio a Repubblica o nella neonata Terza Rete della Rai.
Il politico
Dopo i raggiunti successi al Tg2 per Giuseppe Fiori si apre una lunga stagione politica in Parlamento, vicino al Pci del dopo Berlinguer, ma non allineato, tanto che il partito lo spinge col suo appoggio a scendere in campo. Subito eletto in Sardegna nel 1979, a Palazzo Madama nei banchi della Sinistra Indipendente emerge l’immagine di un uomo profondamente onesto, di forte integrità morale e coerenza nel portare avanti i suoi valori. Una figura politicamente schierata che, come gli riconoscono gli stessi avversari politici e detrattori, sempre in assoluta buona fede nelle sue posizioni. Il suo carattere forte e volitivo ed il desiderio di impegnarsi in prima persona per il benessere della nazione e della sua Sardegna lo portano ad interessarsi attivamente di politica. Ricoprirà tale ruolo per altre due legislature sino al 1992. Parlamentare serio ed operoso, fece parte di diverse commissioni adoperandosi con grande determinazione per far approvare importanti provvedimenti legislativi e disegni di legge.
Una piazza a Cagliari
Il 15 settembre 2017 il sindaco Massimo Zedda scopre una targa nell’area verde di viale Regina Margherita già sta come “Giardino sotto le mura”, davanti alla passeggiata del Terrapieno e a due passi dalla sede storica dell’Unione Sarda. Una piccola piazzetta dove si tengono spesso incontri culturali all’aperto che l’amministrazione cittadina ha voluto dedicare ai due fratelli accomunati insieme in una vita per il giornalismo.
A Giuseppe Fiori i è intitolata anche una strada nel Parco botanico di Villa Fiorelli nel quartiere Appio Latino a Roma.
I suoi libri
- Sonetaula Canesi, 1960; ed. riveduta, Collana I Coralli, Einaudi, Torino, 2000.
- Baroni in laguna: appunti sul Medioevo in un angolo d’Italia a metà del XX secolo, Edizioni Il Bogino, 1961.
- Vita di Antonio Gramsci Laterza, Bari, 1966.
- L’anarchico Schirru, condannato per l’intenzione di uccidere Mussolini, Mondadori, Milano, 1983; Laterza, Bari, 1990; Garzanti, Milano, 2010.
- La società del malessere, Laterza, Bari, 1968 (trasposto nel film Barbagia di Carlo Lizzani)
- Parole in TV, Mondadori, Milano, 1979
- Il cavaliere dei Rossomori. Vita di Emilio Lussu, Einaudi, Torino, 1985
- Vita di Enrico Berlinguer, Laterza, Bari, 1989
- Gramsci Togliatti Stalin, Laterza, Bari, 1991
- Uomini ex. lo strano destino di un gruppo di comunisti italiani, Einaudi, Torino, 1993, 1997
- Il venditore. Storia di Silvio Berlusconi e della Fininvest, Garzanti, Milano, 1995, 1996, 2004.
- Una storia italiana. Vita di Ernesto Rossi, Einaudi, Torino, 1997
- Casa Rosselli. Vita di Carlo e Nello, Amelia, Marion e Maria, Einaudi, Torino, 1999