Al centro della foto in alto l’ing. Carlo Ignazio Fantola, manager del gruppo editoriale sardo, insieme a dipendenti e dirigenti dell’amministrazione davanti all’ingresso della sede del giornale di Varsavia.
Il 12 settembre 2019 nell’aula Magna della facoltà di Lettere di Sa Duchessa si è svolto un evento tra le università di Cagliari e Wroclaw (Breslavia) nell’ambito del programma ERASMUS. Una giornata di interventi dedicati alle esperienze nel cinema e nei media in Sardegna e nella Polonia dopo la fine della “Guerra fredda”. Per il dettaglio della manifestazione si veda la notizia e la locandina con i temi degli interventi nella sezione NEWS di questo sito.
Tra i relatori Carlo Figari (nella foto durante il suo intervento). Al giornalista-docente il compito di ricostruire l’avventura dell’editore del Gruppo L’Unione sarda-Videolina, Nicola Grauso, che rilanciò il principale quotidiano di Varsavia e promosse la nascita del primo network televisivo privato della Polonia. Ecco l’abstract della relazione.
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Dopo la caduta del “Muro di Berlino”, l’Europa dell’Est apre agli imprenditori occidentali e mostra una grande fame di libera informazione. Così nel 1992 l’editore sardo Nicola Grauso, proprietario del Gruppo L’Unione Sarda-Videolina, dopo un convegno internazionale di editori svoltosi a Cracovia, viene invitato a investire in Polonia dove entra in società con giornalisti polacchi e acquista il principale quotidiano della capitale Zycie Warsawy (la “Vita di Varsavia”).
Nel volgere di un anno l’imprenditore sardo apre una nuova e moderna redazione, fa costruire a tempo di record un centro stampa alla periferia della capitale, costituisce una società pubblicitaria e rilancia alla grande il quotidiano che arriverà in breve a una tiratura tra le 250 e le 300 mila copie con diffusione nazionale.
Nel contempo, sulla scia del gruppo televisivo berlusconiano Mediaset, realizza il primo network privato del Paese – Polonia 1 – con sede nella capitale ed emittenti in altre undici città. Solo nel popoloso bacino della Slesia, tra Cracovia e Katovice, raggiunge via etere un audience di sette milioni di ascolti, una ventina di milioni in tutta la Polonia. In un anno diventa un personaggio importante, tanto da essere attaccato aspramente dalla nascente concorrenza sia sulla stampa che a livello politico.
Il concorrente numero uno è la Tv di Stato, mentre dall’Olanda arrivano i segnali di una Tv satellitare. In palio c’è il dominio sulla pubblicità che nella Polonia democratica e aperta al capitalismo sta diventando un vero business che fattura milioni di dollari al mese. Ma è anche una questione politica perché le nuove classi dirigenti puntano al controllo dei media nella corsa al potere e alla riconversione privata dell’economia di stato di epoca comunista.
Gli ex esponenti del Partito Comunista e dei sindacati si trasformano rapidamente in manager, finanzieri, imprenditori, impossessandosi del patrimonio pubblico e creando un’oligarchia ambiziosa e senza scrupoli, pronta ad arricchirsi in poco tempo. In questo quadro il dominio della televisione e dei giornali è un obiettivo fondamentale per condizionare l’opinione pubblica, i partiti e il Parlamento eletto democraticamente con le prime elezioni libere dopo la “Tavola rotonda” del 1989 quando il regime filosovietico lasciò il potere.
Grauso rappresenta un “nemico”, una vacca da mungere sinché può dare latte vitale alla rinascita economica, ma poi da eliminare appena la sua presenza diventa troppo invadente e forte. Il discorso vale anche per investitori italiani, tedeschi, francesi, americani che arrivano a frotte per comprare e ricostruire imprese di ogni genere. Come Grauso la maggior parte di loro, soprattutto nel settore dei media e della pubblicità, alla fine sarà costretta a lasciare il campo alle nuove società private polacche.
La forza imprenditoriale di Grauso (apre anche un moderno centro stampa alla periferia della capitale) si scontra con una certa debolezza politica: il suo gruppo di giornalisti, infatti, è legato al presidente Lech Walesa, lo storico leader del sindacato “Solidarnosc” fondato nei cantieri navali di Danzica, mentre stanno emergendo i postcomunisti guidati dal futuro premier e poi capo dello stato Alexsander Kwasniewski. Nel giro di un biennio la sua esperienza si brucia con una pesante sconfitta: una legge – ideata apposta per far vincere imprenditori locali – assegna i canali televisivi ad un altro gruppo mentre la magistratura dispone la chiusura di dieci su dodici emittenti private proprio mentre la pubblicità comincia a fatturare alti livelli di introiti.
Si rivelano inutili tutti gli sforzi di immagine e politico-imprenditoriali di Grauso che porta in Sardegna due charter di giornalisti per far conoscere la forza economica del Gruppo sardo e per sviluppare reciproche relazioni.
Nel marzo 1994 riesce persino ad organizzare un eccezionale concerto nel teatro “Wielki”, il principale di Varsavia, chiamando a suonare l’orchestra della Scala di Milano diretta dal maestro Riccardo Muti. Tra gli ospiti c’è anche l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, presenti le massime autorità politiche e i vip polacchi. L’evento straordinario viene ripreso in diretta dalle Tv del network Polonia 1 e anche da Videolina. Ma il trionfale successo non basta a convincere il Parlamento chiamato a decidere sulla legge che disciplina l’emittenza privata. Arriva la sconfitta ed è definitiva. Così nella primavera del 1994 decide di chiudere l’avventura polacca lasciando tutto alle società dei giornalisti polacchi e perdendoci un bel po’ di miliardi di lire.
Nota biografica
– Tra il 1992 e il 1994 Carlo Figari ha lavorato a Varsavia come giornalista referente del Gruppo italiano L’Unione Sarda proprietario del quotidiano “Zycie Warzsawy” e del network televisivo “Polonia 1”.