Un caso inquietante

Negata estradizione del prete argentino

Per il ministro della giustizia Nordio l’anziano sacerdote Franco Reverberi Boschi non può essere estradato in Argentina perché il trasferimento potrebbe avere “conseguenze esiziali” per l’età molto avanzata e per il suo stato di salute. Senza contare che la prospettiva di non fare più ritorno in territorio italiano gli procurerebbe “un rilevante stress psicologico”. Così il ministro, nonché ex magistrato noto per le sue posizioni rigidamente garantiste e per le inchieste contro le brigate rosse venete, in punta di diritto e di considerazioni umanitarie nega la firma per consegnare il prete torturatore alla giustizia del suo Paese dove è sotto accusa per terribili reati. Dopo una vicenda giudiziaria durata ben dodici anni la Corte d’appello di Bologna aveva accettato l’estradizione del prete, che era stato accolto dalla parrocchia dei Santi Faustino e Giovita a Sorbolo, in provincia di Parma, dove era nato nel 1937.

Padre Reverberi Boschi

Il religioso aveva fatto ricorso in ottobre alla Corte di Cassazione, che aveva di nuovo respinto l’istanza nella quale si faceva leva sui problemi di salute. Sembrava insomma che non dovesse esserci più scampo e che padre Reverberi dovesse essere consegnato alla giustizia di Buenos Aires per il giusto processo. Ma Nordio (nella foto di copertina) ha detto no. Un atto formalmente legittimo, ma che ha scatenato dure critiche in Argentina nei familiari delle vittime, nei movimenti che si battono per i diritti umani e dalla stampa che ha evidenziato il rifiuto di Nordio come un gesto di favore politico di un governo di destra al nuovo potere insediato a Buenos Aires. Il neo presidente Javer Milei che si definisce anarco-capitalista, ultraliberista e nazionalista, è circondato da personaggi (come la sua vice presidente) che sono addirittura negazionisti dei massacri della dittatura militare. L’atto formale di Nordio che ha sconfessato e cancellato di fatto le sentenze della Corte d’appello e della Cassazione non ha avuto per ora la dovuta risonanza nelle aule parlamentari. Ma oltre la forma di per sé indiscutibile, questa è una decisione che ha risvolti morali, storici e politici molto importanti. A cui il ministro non può sottrarsi sostenendo di aver preso una decisione umanitaria. E può essere un grave precedente per il futuro.

Se l’Italia dice no all’estradizione per un personaggio accusato di torture e scomparsa di prigionieri, come si può pretendere di far espellere ex terroristi e criminali di guerra accusati di reati contro cittadini italiani avvenuti all’estero o nel nostro Paese? Sono sempre calde e vive le polemiche contro  la “teoria Mitterrand” che ha consentito a molti ex brigatisti di rifarsi una seconda vita sereni in Francia nonostante le sentenze definitive dei giudici italiani. E mai è stato estradato dalla Germania un criminale nazista per le stragi nell’ultima guerra: già condannati, nessuno ha mai scontato la pena in Italia. Allora cosa pensare di padre Franco Reverberi Boschi? Ex cappellano militare, 86 anni, di origini italiane indagato per omicidio e torture commessi durante la dittatura dei generali (1976-83) scappò nel 2011 nel nostro Paese proprio per sfuggire alla giustizia. Secondo le inchieste e numerose testimonianze era un assiduo frequentatore dei centri di detenzione clandestina: a volte si faceva vedere in divisa militare e assisteva impassibile alle sevizie sui prigionieri, cercava di convincerli a parlare in nome di Dio e con la Bibbia in mano, mentre nel contempo assolveva i torturatori che “facevano il loro dovere”. Inoltre è accusato di almeno un caso di desaparacidos per l’uccisione del un giovane peronista Josè Guillermo Beron. Reverberi dopo la dittatura ha continuato indisturbato a fare il sacerdote sin quando non sono emerse sulla stampa testimonianze dei sopravvissuti e si è aperto il processo. Così è fuggito in Italia. 

Il caso non è unico perché qui hanno trovato ospitalità altri due ex torturatori, l’ex tenente Carlos Luis Malatto che vive in provincia di Messina e l’ex capitano di vascello uruguayano Jorge Nestor Troccoli, residente nel Cilento grazie ai documenti di un bisnonno emigrato. 

 

Fonti:

L’Unione Sarda, 19.01.2023

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