Nell’ Ottocento, sotto il governo della monarchia sabauda, in Sardegna si pubblicavano numerosi fogli, gazzette e giornali. Seppure l’Isola era scarsamente popolata, con una popolazione in gran parte misera e analfabeta, proprio grazie ai giornali di ogni genere che nascevano e morivano spesso nel volgere di pochi numeri o anche di una singola uscita, si cominciarono a diffondere le prime notizie di eventi che accadevano oltremare e iniziarono a circolare idee politiche e culturali. Per questo un ruolo importante ebbe la censura che i governanti misero in atto con una capillare macchina di controllo. Il diffondersi della stampa in Sardegna nel diciannovesimo secolo è il tema in buona parte inesplorato e poco conosciuto su cui da un ventennio lavora con il massimo impegno e risultati importanti lo storico cagliaritano Nicola Gabriele.
Segna una pietra miliare nella storiografia della stampa e del giornalismo in Sardegna il suo fondamentale volume: “Modelli comunicativi e ragion di Stato/ La politica culturale sabauda tra censura e libertà di stampa (1720-1852), Edizioni Polistampa, Fondazione Spadolini, Nuova Antologia, Firenze 2009.
Pubblichiamo in questo post la presentazione del prof. Zeffiro Ciuffoletti dell’Università di Firenze e dell’insigne storico Luigi Lotti, a lungo presidente dell’Istituto italiano per la Storia moderna e contemporanea.
Nel successivi post il lettore interessato potrà trovare il saggio introduttivo dell’autore, il Pdf del volume, l’indice per facilitare la consultazione e una nota biografica con la bibliografia di Nicola Gabriele. Ed ecco, per cominciare a capire un tema così ricco di spunti, la presentazione del volume.
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La censura in Sardegna all’epoca sabauda
di Zeffiro Ciuffoletti e Luigi Lotti
Il tema della censura accompagna la storia della stampa così
come di tutti gli altri mezzi di comunicazione, sia che si parli di censura
statale, sia che si parli di censura ecclesiastica. La sensibilità
della storiografia per le problematiche connesse alla circolazione
delle idee e alla formazione dell’opinione pubblica, come fenomeni
indissolubilmente legati alla civiltà moderna e allo stesso processo di
modernizzazione, ha inevitabilmente dovuto fare i conti con il tema
della censura. Per questo negli ultimi anni si è assistito ad un fiorire
di studi intorno alla diffusione della stampa, ma anche di quelli
relativi alle varie forme di censura.
Lo studio di Nicola Gabriele è incentrato sul complesso e articolato
meccanismo della censura statale nel Regno di Sardegna a
partire dal Settecento fino all’età di Carlo Alberto e agli interventi
in materia di libertà di stampa prima dell’Unità. Interventi che videro
protagonista il governo di Massimo d’Azeglio, il più consapevole e
convinto sostenitore dell’importanza della stampa nella formazione
dell’opinione pubblica nazionale durante la fase riformista che precedette
la rivoluzione del 1848.
L’importanza di questo studio
L’importanza di questo lavoro non attiene soltanto alla organicità
con cui è trattata la materia dal punto di vista delle leggi, dei
regolamenti e degli apparati, ma anche dall’ampiezza del periodo
considerato, che arriva appunto alle soglie dell’unificazione nazionale,
e dalla vasta ricerca delle fonti negli Archivi di Stato di Torino,
Genova, Cagliari e in diversi archivi locali pubblici e privati. Si tratta,
come ben sanno gli studiosi di questa materia, di una ricerca vasta
e complessa, anche perché inserita nell’ambito dei rapporti fra il
governo di Torino e la Sardegna la quale, benché fin dal 1718 sottoposta
alla dinastia sabauda, mantenne fino al 1847 proprie istituzioni.
In questo senso, come si evince dalle parti relative alla Sardegna,
questo studio è reso ancora più complicato dal vario e particolare
rapporto fra lo Stato e la Chiesa. Cercare dallo studio di queste
tematiche di delineare una politica culturale nel difficile crinale
fra censura e libertà di stampa appare probabilmente impresa non
facile anche se l’autore tenta di perseguire questo obiettivo specialmente
nei capitoli dedicati al periodo risorgimentale.
Nel complesso quello di Nicola Gabriele è un contributo importante nel delineare le
leggi e i meccanismi che regolarono la censura nel Regno di Sardegna
fino al momento della promulgazione dello Statuto albertino e
poi della legge del 26 marzo 1848. Quando negli altri Stati della Penisola
la fase costituzionale del 1848 si chiuse e la libertà di stampa
venne meno, il Regno di Sardegna, il solo a mantenere ordinamenti
liberali, si pose come naturale coagulo di tutte le forze liberali e
patriottiche italiane e anche per questo poté assurgere a guida del
compimento dell’unità nazionale.