Nel secondo dopoguerra «l’Unità», «Il Popolo», «Il Giornale d’Italia» e «Il Tempo» furono i primi e unici quotidiani nazionali a pubblicare, con le loro edizioni locali, un’intera pagina contenente le notizie e la cronaca dei principali avvenimenti riguardanti la Sardegna. La presenza di un’edizione sarda rientrava peraltro nel quadro di un’iniziativa editoriale ad ampio raggio che mirava ad allargare il bacino diffusionale di queste testate nelle principali regioni meridionali.
Proprio prendendo le mosse da qui, l’obiettivo del presente saggio è indagare i motivi che indussero alcuni gruppi editoriali a espandersi in Sardegna, descrivere le scelte editoriali che contraddistinsero questo aspetto dell’informazione, le principali firme dei corrispondenti, i lettori “tipo”, nell’intento di capire quanto tali giornali riuscissero a incidere sul tessuto sociale sardo e ad aggiungersi alla vendita dei quotidiani regionali già presenti in loco.
Il ricercatore e giornalista Andrea Corda ha dedicato all’argomento alcuni saggi. Il primo apparso nel 2015 su “Diacronie”, a cui dedichiamo questo post. In seguito ha approfondito il tema inserendo un capitolo nel suo saggio “I giornali sardi dal 1948 al 2010” (capitolo 4) al quale rimandiamo nei due post su questo sito: “Giornali, storia e retroscena” e “Giornalismo in Sardegna tra 1948-2013”.
——————————————
Le pagine sarde dei quotidiani nazionali
«l’Unità», «Il Popolo», «Il Giornale d’Italia» e «Il Tempo» (1947-1972)
di Andrea Corda
Ecco il link del saggio: corda_numero_22 . E qui di seguito le conclusioni del saggio.
Le pagine sarde dei quotidiani nazionali hanno mostrato la fotografia di una regione che con fatica cercava di trasformarsi, passando da un’economia agricola ad una industriale, ma anche di un’isola che ancora doveva fare i conti con annosi problemi come l’analfabetismo diffuso e l’elevato numero di disoccupati. I giornali nazionali raccontarono una Sardegna che stava mutando radicalmente la sua struttura economica, sociale e anche editoriale: negli anni Sessanta erano sorti i complessi petrolchimici della Sir e della Rumianca controllati da Nino Rovelli e la Saras di Angelo Moratti. Rovelli, inoltre, dal 1967 e dal 1969 avrebbe gestito i due quotidiani regionali,«La Nuova Sardegna» direttamente e «L’Unione Sarda» tramite una società fiduciaria, potendo così controllare anche l’intero sistema della stampa in Sardegna. Entrambe le testate, che facevano gli interessi della proprietà, tendevano ad esaltare il sistema industriale petrolchimico dell’isola e i suoi benefici effetti in termini di produzione di ricchezza e di crescita occupazionale, minimizzando però tematiche scottanti come l’inquinamento, le proteste delle maestranze volte a ottenere incrementi salariali, gli scioperi, gli incidenti sul lavoro e le “morti bianche”, che invece trovavano spazio e accoglienza nelle pagine sarde dei giornali nazionali (in particolare dell’«Unità»).
Tuttavia, tali temi furono trattati e analizzati dalle edizioni locali soltanto per pochi anni, dato che queste cessarono in breve tempo, quando ancora l’industrializzazione in Sardegna non aveva mostrato i suoi lati più negativi e, di conseguenza, anche la problematica ambientale e i comportamenti antisindacali non erano emersi in maniera vivida. Su questi temi, i quotidiani nazionali si sarebbero concentrati soprattutto nel periodo successivo con le loro puntuali corrispondenze dall’isola, che però, a quel punto, trovarono spazio non più in una pagina intera riservata soltanto alla Sardegna, ma in una pagina condivisa con altre regioni, in particolare con quelle del Meridione. Per questo motivo, si trattava di un giornalismo che aveva perso un’occasione per affrontare in maniera dettagliata questioni su cui i lettori sardi iniziavano ad essere sensibili, come avrebbe dimostrato la nascita di un nuovo giornale locale, «Tuttoquotidiano» che, dal 1974 al 1978, allorché il processo di industrializzazione era ormai compiuto, portò la problematica ambientale, l’inquinamento e i comportamenti antisindacali delle aziende petrolchimiche al centro dei suoi articoli, sviluppando questi argomenti in modo organico e denunciandoli senza censura e ritrosia. Per contro, «L’Unione Sarda» e «La Nuova Sardegna», ancora sotto la gestione Rovelli, continuarono a minimizzare l’importanza di tali temi. In sostanza, i quotidiani nazionali anticiparono e sollevarono, seppur in modo velato, alcune problematiche, che poi sarebbero state approfondite da «Tuttoquotidiano».
Dalle difficoltà per la distribuzione alla teletrasmissione (1981)
Uno degli ostacoli maggiori che dovettero affrontare i giornali nazionali fu quello della distribuzione delle copie, soprattutto nei centri dell’entroterra, dove questea rrivavano sempre in netto ritardo rispetto alle testate regionali. La difficoltà nel trasporto nelle zone interne era ascrivibile al ritardo infrastrutturale presente nell’isola, dove le autostrade non esistevano e le ferrovie non erano elettrificate. Soltanto nel 1981 sarebbe cominciata la teletrasmissione di quotidiani nazionali in Sardegna: il primo di questi fu «la Repubblica», che poté essere stampato direttamente a Sassari, uscendo così in edicola contestualmente alle testate locali, senza subire gli inconvenienti legati al maltempo, ai ritardi e agli scioperi dei trasporti.
Fino agli anni Settanta, invece, in assenza della teletrasmissione, i giornali nazionali venivano stampati a Roma o aMilano, inviati via aereo nell’isola nelle prime ore del mattino, o nel caso del «Giornale d’Italia» di pomeriggio, e poi distribuiti nelle edicole.
Il limite principale dell’edizione sarda dei giornali nazionali era rappresentato dalla circoscritta diffusione che, avvenendo esclusivamente entro i confini regionali, non consentiva ai problemi isolani di avere risalto sulla scena italiana, dove, in linea di massima, non potevano essere conosciuti. Per questo motivo, i lettori finivano per considerare la pagina regionale dell’«Unità», del «Popolo», del «Giornale d’Italia» e del «Tempo» alla stregua dei quotidiani locali.
L’aspetto politico
Per quali motivi gli editori nazionali investirono sulla Sardegna? L’interesse non era giustificabile con le irrisorie quote di mercato cui questi giornali potevano aspirare, visto e considerato il predominio dei fogli regionali. Relativamente all’«Unità» e al «Popolo», se i mercati locali non potevano garantire ampi ritorni economici, potevano però assicurare un utile politico. Ed era proprio questo lo scopo principale perseguito dai due partiti di riferimento – Dc da una parte, Pci dall’altra – quando decisero di puntare sulla Sardegna. Ma seppur forte, l’interesse politico verso la regione, con l’andar del tempo, non giustificò più l’antieconomicità dell’impresa.
I due quotidiani “indipendenti”, «Il Giornale d’Italia» e «Il Tempo», invece, si erano presentati in Sardegna soprattutto per conquistare nuovi lettori e probabilmente per trarne vantaggi economici che, rivelatisi inconsistenti, alla lunga portarono alla chiusura delle edizioni locali. Infatti, i dati tramandati dai bollettini della Prefetture e della Questure confermano che la diffusione dei giornali nazionali in Sardegna fu abbastanza marginale, non intaccando il predominio storico che «L’Unione Sarda» deteneva sulla piazza di Cagliari e «La Nuova Sardegna» su quella di Sassari. Ciascuna testata – «l’Unità», «Il Popolo», «Il Giornale d’Italia» e «Il Tempo» – veniva per lo più considerata, da quei lettori che potevano permettersene l’acquisto, come un “secondo giornale”, aggiuntivo ma mai sostitutivo dei due fogli regionali, presenti dal finire dell’Ottocento nell’isola. Le edizioni sarde, rimaste sul mercato senza slanci, avevano dovuto spesso subire anche le ripercussioni della crisi dei quotidiani di appartenenza, che da anni presentavano bilanci in rosso. In concreto, esse non costituirono mai un’alternativa reale ai giornali regionali preesistenti, ma permisero comunque ai lettori di sentire “voci nuove” nel panorama giornalistico.
La presenza delle propaggini regionali delle edizioni nazionali aveva fatto della Sardegna un interessante laboratorio sotto la bandiera del pluralismo, quasi accompagnando con la crescita di mezzi di comunicazione e di lettori lo sviluppo imprenditoriale dell’isola, la quale visse in quegli anni (dal 1947 al 1972) una “primavera” dell’informazione che ben si inscriveva nell’ottica dell’autonomia regionale.
La chiusura delle edizioni regionali
Ogni quotidiano avrebbe rimodulato, a cavallo fra gli anni Sessanta («l’Unità» e «Il Popolo») e Settanta («Il Giornale d’Italia» e «Il Tempo»), la propria foliazione, assorbendo l’edizione sarda in quella nazionale, risparmiando sui costi di stampa e di distribuzione, ma dedicando alle notizie dall’isola soltanto un piede o un quarto di pagina. Tuttavia, questo ridimensionamento, che poteva apparire come conseguenza di una minore considerazione dei media nazionali nei confronti dell’isola, non era necessariamente un fatto negativo, perché veniva bilanciato dall’opportunità di far conoscere a tutti – sia alle autorità politiche e istituzionali nazionali che a quelle quote di opinione pubblica variamente interessate alla Sardegna – le problematiche della regione.
———————————————————
Indice del saggio:
- La Sardegna oggetto di attenzione di quotidiani e periodici nazionali
- La tradizione della stampa politica in Sardegna…… pag. 4
- L’Unità della Sardegna…… pag. 6
- Il Popolo Sardo…. ………… pag. 16
- La stampa “indipendente”: «Il Giornale d’Italia» e «Il Tempo» in Sardegna…. pag. 19
- Conclusioni…………………… pag. 26
Il Pdf del saggio: Pagine sarde
—————————————————–
Chi è l’autore:
Andrea Corda (Carbonia, 1981). Giornalista e ricercatore. Per una nota biografica e bibliografica si veda su questo sito il post “Giornali, storia e retroscena”.
CORDA, Andrea, «Le pagine sarde dei quotidiani nazionali «l’Unità», «Il Popolo», «Il Giornale d’Italia» e «Il Tempo»(1947-1972)», Diacronie. Studi di Storia Contemporanea : Costruire. Rappresentazioni, relazioni, comunità, 29/06/2015. Il link del saggio:
Diacronie. Studi di Storia Contemporanea, N. 22, 2|2015
URL: < http://www.studistorici.com/2015/06/29/corda_numero_22/ >.
Notizie sulla rivista online:
Diacronie Studi di Storia Contemporanea www.diacronie.it Risorsa digitale indipendente a carattere storiografico. Uscita trimestrale. redazione.diacronie@hotmail.it Comitato di redazione: Jacopo Bassi – Luca Bufarale – Elisa Grandi – Deborah Paci – Fausto Pietrancosta – Matteo Tomasoni – Luca Zuccolo |
|
Diritti: gli articoli di Diacronie. Studi di Storia Contemporanea sono pubblicati sotto licenza Creative Commons 2.5. Possono essere riprodotti a patto di non modificarne i contenuti e di non usarli per fini commerciali. La citazione di estratti è comunque sempre autorizzata, nei limiti previsti dalla legge. |