Nel clima elettorale in vista delle prossime politiche nell’Isola il dibattito si infiamma anche con un occhio rivolto al dopo, quasi che la vera sfida non si giocasse il 4 marzo, ma l’anno prossimo per le regionali. Per questo partiti e movimenti si confrontano su temi che saranno decisivi quando si dovrà rinnovare il Consiglio di via Roma. Tra i più sentiti emergono il rapporto tra Stato-Regione, trasporti e turismo. Tre argomenti su cui tutti hanno una ricetta, ma che continuano ad essere irrisolti con scelte politiche mai unitarie e soluzioni sempre temporanee. Un solo esempio? La continuità territoriale. Oggi come ieri. Come mezzo secolo fa.
<<I sardi devono far fronte a due terribili nemici: il tempo che non gioca a loro favore e l’inefficienza di uno Stato con cui non è possibile intavolare un dialogo>>. Sembra di leggere una cronaca politica di questi giorni: <<Una Regione funziona quando a fare da interlocutore c’è uno Stato efficiente. Quello italiano non lo è più. Un esempio lo dimostra clamorosamente la situazione dei porti e di comunicazioni in genere. E’ un autentico scandalo e ricade sullo Stato. Tuttavia non so le Regione lo abbia affrontato con la dovuta risolutezza. Forse se si fosse discusso un po’ meno sul “Piano di Rinascita” e un po’ più sulle tariffe dei trasporti si sarebbe raggiunto qualche risultato. Ma chi mai toglierà agli italiani – sardi compresi -, il vizio dilettantesco delle discussioni astratte e dei puntigliosi dottrinarismi?>>.
Parole attualissime, eppure furono scritte su una Olivetti 22 nel lontano 1963 da un grande maestro di giornalismo: Indro Montanelli. In quell’anno il Corriere della Sera aveva avviato una serie di inchieste sul Meridione e aveva affidato i reportage alle migliori firme. Montanelli girò la Sardegna in lungo e in largo scrivendo sei memorabili articoli per il suo giornale, un’analisi approfondita di un’Isola ancora molto povera e arretrata che sperava nel Piano di Rinascita per uscire dalle condizioni di sottosviluppo economico e sociale. Molto tempo è trascorso. Ma rileggendo il reportage sembra che i temi di allora siano gli stessi di oggi.
Montanelli volle ringraziare i sardi per l’amicizia e dimostrare il suo affetto verso un’Isola che amava per averci vissuto da ragazzo (il padre insegnò per cinque anni a Nuoro), scrivendo un articolo proprio per L’Unione Sarda che pubblicò in prima pagina lunedì 20 maggio. <<Della Sardegna parlo da sardo>>, il titolo che già la dice lunga sul contenuto.
<<Come tutti gli italiani – scrive Indro – anche i sardi hanno la critica facile. Ne ho sentite fare molte, dacché sono qui. E probabilmente ce ne sono anche di fondate o almeno di plausibili. Nessuna di esse però riesce ad intaccare la sensazione complessiva che si riceve, tornando in Sardegna, a scadenze dilazionate, di un progresso rapido e sostanziale, anche se tumultuoso e disordinato. E’ molto difficile dire se questo progresso sia dovuto esclusivamente alla Regione e alle sue iniziative. Forse no. Tuttavia confesso che mentre l’esperienza regionale siciliana rafforzava i miei convincimenti antiregionalisti, quella sarda li fa vacillare. Forse sarò stato fortunato nei miei contatti. Ma in tutti i dirigenti con cui ho parlato, ho notato molta serietà, una notevole preparazione e soprattutto una totale mancanza di demagogia e di retorica. Almeno nelle conversazioni che hanno avuto con me>>.
<<Altro immediato e vitale – conclude Montanelli – problema sacrificato alle cosiddette riforme di fondo, necessarie intendiamoci, ma non in senso esclusivo: quello del turismo. Attenzione, amici sardi: quello del turismo può essere una delle vostre grande fortune, ma anche una delle vostre grandi disgrazie. Se continuate a lasciare all’iniziativa privata piena libertà compresa quella di costruire a vanvera e a capocchia, come ho visto in più punti delle vostre splendide coste, compresa quella cagliaritana, finirete per ridurre tutto a una immensa Ostia>>.