Il dibattito sul sardismo, sulle sue origini storiche e sui cambiamenti politici che maturarono negli anni tra l’immediato primo dopoguerra e l’affermazione del fascismo, è ancora aperto oggi, soprattutto alla luce di nuovi studi e dei radicali cambiamenti politici in atto. Il connubio tra Psd’Az e Lega, l’appoggio sardista al partito di Salvini, i programmi e le dichiarazioni di appartenenza dell’attuale maggioranza al governo nell’Isola, esigono una chiarezza storica e una piena consapevolezza del passato da cui partire per un ragionamento sul presente.
Pubblichiamo di seguito un intervento di Marcello Tuveri, storico e giornalista di lunga data, autore di saggi su quotidiani e riviste. Questo articolo, uscito sulla pagina dei Commenti dell’Unione Sarda (01.07.2020), richiama l’attenzione sulla nascita del sardismo all’indomani della Grande Guerra quando in Sardegna il dibattito politico si sviluppò su tre giornali che si dividevano l’interesse dei lettori che cominciavano a simpatizzare e a schierarsi per un movimento su posizioni ancora molto incerte e differenti riguardo l’autonomia dell’Isola e l’appoggio al partito fascista. In proposito si veda anche l’articolo sul quotidiano “Il Solco” presente su questo sito (il link).
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Tre giornali nel primo dopoguerra
Sull’origine del movimento politico sociale che pose l’autonomia della Sardegna al centro dell’attenzione nazionale nel primo dopoguerra non sussistono dubbi. I giornali del periodo ne parlarono a lungo.
All’indomani della Grande Guerra si sentì l’esigenza di affrontare e discutere sui temi principali che riguardavano le sorti presenti e future della nostra Isola. Non è un caso che nel 1919 uscirono in contemporanea tre giornali della stessa matrice sardista: a Cagliari il “Popolo Sardo”, a Sassari “La Voce dei combattenti” e “il Solco” che durò sino al 1926. Proprio l’analisi di questi giornali consente di capire a fondo la genesi del dibattito che portò all’affermazione del Psd’Az.
Fu il movimento dei combattenti e reduci del primo dopoguerra a formulare l’idea della regione come “autogoverno del popolo sardo con potere legislativo e autonomia finanziaria in uno Stato federalista e repubblicano”. I sardi per la prima volta nella storia si erano trovati insieme in forma organizzativa come la Brigata Sassari. Le esperienze e le volontà degli ex combattenti si espressero nel sardismo in un “concetto ombrello” come direbbe Norberto Bobbio. I principali gruppi si erano raccolti in associazione attorno alle figure di Camillo Bellieni a Sassari, di Emilio Lussu nella Sardegna meridionale e di Pietro Mastino in Barbagia e nel Nuorese.
Tra le fonti di quella esperienza va ricordata l’attività di un gruppo di ex combattenti e reduci originari dell’Ogliastra, cioè di una delle zone meno emergenti dell’Isola. Erano intellettuali, professionisti, personalità originarie dell’interno, che si riunirono a Cagliari per fondare un settimanale politico di piccolo formato. “Popolo Sardo” (senza l’articolo!) era il titolo ed i contenuti erano ispirati alla necessità di individuare basi limiti e forme dell’autonomia regionale. Questo periodico ebbe vita breve (1919-21), ma un ruolo interessante che oggi merita di essere ricordato.
L’articolo di fondo del direttore Egidio Pilia fissa con l’espressione “atto di fede” l’ideale regionalistico. La forma del titolo sarà lasciata a parte per la concretezza dei problemi affrontati. Temi come il sistema telefonico sardo; la questione del bacino carbonifero di Bacu Abis; gli approvvigionamenti nelle province; l’utilizzazione delle forze idrauliche in Ogliastra; la carenza totale di trasporti stradali e ferroviari che rendevano la Sardegna ancora più isolata nei collegamenti interni; l’agricoltura sarda ed altri argomenti saranno oggetto di attenzione negli articoli e nel dibattito che si sviluppò nel breve periodo di storia del giornale.
Le prime elezioni politiche del dopoguerra si svolgeranno nell’anno di fondazione del periodico. La lista “Elmetto” vedrà eletti su nove deputati tre della lista degli ex combattenti (Pietro Mastino, Mauro Angioni e Paolo Orano). Nei numeri successivi alla fondazione non mancheranno le adesioni di personalità illustri come la scrittrice Grazia Deledda, il filosofo di fama internazionale Antico Zucca, il romanziere Filiberto Farci. Lussu non poté partecipare a quella tornata perché troppo giovane, ma sostenne la campagna elettorale condotta nei 29 numeri pubblicati del giornale.
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Chi è l’autore
Marcello Tuveri (Cagliari, 1929-2021), laureato presso l’Università di Cagliari, dove è stato anche assistente incaricato di Diritto Costituzionale. Funzionario nella medesima università dal ’53 al ’63, ha quindi lavorato tra il ’63 ed il ’71 come esperto di problemi giuridici e istituzionali al Centro regionale di programmazione. Direttore generale dell’A.R.S.T. dal 1971 sino al 1996. Dirigente sindacale della C.I.S.L., della F.N.D.A.I. e della Confederazione Dirigenti di Azienda. Giornalista Pubblicista. Presidente dal 1998 al 2005 dell’associazione culturale “Cesare Pintus”, dedicata al primo sindaco del capoluogo dopo la liberazione, nella quale ricopre ancora in ruolo nel consiglio direttivo: Link dell’associazione
Ha collaborato a quotidiani quali L’Unione Sarda, Il Giornale di Sardegna, Il Giornale d’Italia e a molte riviste specialistiche e culturali, tra le quali “Esse come Sardegna”, Almanacco di Cagliari, Sardegna Oggi, Il Solco, Il Bogino, Ichnusa, L’Idea repubblicana, La Voce repubblicana.