Nell’anno delle elezioni in tutto il mondo non poteva mancare la chiamata alle urne anche per i britannici i quali non voteranno più per le europee, ma per il rinnovo del governo. In un clima che, nonostante il proverbiale carattere flemmatico, si annuncia anche per loro molto caldo dopo la Brexit, la scomparsa della regina Elisabetta e un quadro politico in fibrillazione. Si andrà ad elezioni anticipate nel prossimo autunno prima della scadenza naturale della legislatura prevista a fine dicembre. Ormai è certo, come dichiarato dallo stesso premier Rishi Sunak dopo che il leader dell’opposizione, Keir Starmer, ha accusato i tories al governo di aver accompagnato il Paese al declino durante i loro 14 anni al potere, segnati dall’avvicendarsi di cinque premier, dalla Brexit e da un minore consenso dell’elettorato.
I laburisti spingono per le elezioni valutando i sondaggi che attualmente li indicano largamente favoriti e quindi non vogliono bruciarsi questo vantaggio. I conservatori, invece, sono alla fine di un ciclo politico che dura dal 2010 e in questo lungo periodo non hanno dato grande prova anche per la vicenda Brexit.
Il risultato del voto sarà il primo giudizio popolare sull’uscita dall’Ue: il referendum si svolse nel giugno 2016, ma le nuove norme entrarono in vigore solo a partire dal primo gennaio del 2021. A distanza di tre anni si può cominciare a valutare le concrete conseguenze sull’economia e sugli sviluppi sociali a cui ha portato il distacco dall’Unione. La notizia dell’uscita dall’Unione era stata festeggiata dai britannici, che non si erano però subito resi conto di cosa realmente rappresentasse. Molti non avevano capito la Brexit, quali ad esempio aree depresse come la Cornovaglia e il Galles che ricevevano ingenti finanziamenti europei per infrastrutture e altro, ma che hanno votato a favore dell’uscita e che ora si ritrovano a non ricevere più quei fondi. Ma il nocciolo della Brexit si palesa sicuramente dalla libera circolazione delle merci e delle persone – per turismo, studio e lavoro – che ha subìto un forte contraccolpo.
Un quadro allarmante come ribadisce Marco Varvello, volto noto della tv italiana, corrispondente da Londra della Rai da oltre un ventennio. A Cagliari per presentare il suo ultimo libro, “Passo falso – Come cambia l’Inghilterra fuori dall’Unione Europea”, ha spiegato molti punti che noi stiamo imparando a conoscere nei viaggi, nei commerci e per chi volesse trasferirsi temporaneamente per studio o lavoro, ma che a loro spese ora apprendono gli stessi britannici. Oggi tutto è cambiato e non si prefigurano bene neppure le future conseguenze come le scelte degli scozzesi che in un referendum avevano deciso di restare con Londra a patto di rimanere nell’Unione europea. E poi i nodi dell’Irlanda del Nord per i commerci e i controlli doganali attraverso gli europeissimi cugini di Dublino. Comunque sia – sottolinea Varvello – gli inglesi hanno fatto la loro scelta e di certo non ci sarà un altro referendum da qui a un secolo. L’esperto giornalista Rai ha un legame stretto con la Sardegna. La moglie cagliaritana è una affermata compositrice e musicista jazz, oltre che docente a Londra, dove ha fondato la compagnia Theatralia. Questa volta Varvello era ospite della “storica” Associazione Italia-Inghilterra fondata 35 anni fa dal docente Franco Staffa il quale nel 2002 è stato insignito del titolo di baronetto dalla regina per meriti culturali, onorificenza toccata solo al grande calciatore Gianfranco Zola e ad Andrew Graham, console del Regno Unito dal 2000.
Nell’occasione Staffa ha annunciato per “limiti di età” la chiusura dell’associazione che molto ha fatto con centinaia di incontri, corsi ed eventi per la diffusione della lingua e della cultura inglese in città. Segno dei tempi o più del tempo che passa, ma la Brexit in questo caso non c’entra. Gli inglesi andranno presto al voto e di certo Londra non tornerà indietro. A noi resta il ricordo di tanti personaggi che grazie all’attività di Staffa ci hanno avvicinato al mondo anglosassone, non così lontano nonostante la Brexit.