Nel pieno caos della politica nazionale, con il Paese alle prese per contrastare la possibile terza ondata del Covid-19 e per portare avanti il piano di vaccinazione, il nuovo anno è iniziato nel peggiore dei modi. Ai voglia ad essere ottimisti. Eppure l’agenda del 2021 è ricca di impegni e appuntamenti internazionali che richiedono un grande sforzo di programmazione e di capacità politiche perché l’Italia possa svolgere un ruolo di primo piano tra i partner europei e non finisca confinata ai margini dei tavoli di chi veramente conta e decide. Lasciamo da parte qui il discorso di come si risolverà la crisi interna, ma dobbiamo considerare che senza un governo forte e sostenuto da una maggioranza parlamentare compatta rischiamo veramente di non essere più credibili a Bruxelles e nei consessi internazionali. Occasioni straordinarie dal punto di vista del prestigio politico e delle opportunità economiche che si prospettano in questo nuovo anno. Dal 1° dicembre del 2020, infatti, l’Italia ha assunto la presidenza annuale del G20, il forum dei Paesi che rappresentano il 60 per cento della popolazione e l’80 per cento del Pil mondiale. Nel 2021 la comunità internazionale sarà chiamata a mostrare coraggio e ambizione per vincere le grandi sfide di oggi: dalla pandemia ai cambiamenti climatici, dal sostegno all’innovazione alla lotta contro povertà e disuguaglianze.
Il programma affidato all’organizzazione dell’Italia si articola su tre direttive: “People, Planet, Prosperity”. In sostanza dobbiamo prenderci cura delle principali emergenze del pianeta quali la lotta alla pandemia, il riscaldamento del clima ancora fuori controllo, gli aiuti alle popolazioni più povere e un nuova politica di pace per arginare i tanti conflitti accesi che generano fame, morte e migrazioni di milioni di uomini.
Tutto ciò va accompagnato da una ripresa dell’economia mondiale, in ginocchio a causa della pandemia che non ha risparmiato alcun angolo del globo. L’Italia si ritrova a gestire un programma di incontri ai massimi livelli nei quali verranno discusse e affrontate queste sfide da cui dipenderà la rapida ripartenza dell’economia. Il primo appuntamento si svolgerà a Roma il 21 maggio col G20 “Global Health Summit”, dedicato alla questione sanitaria, mentre il vertice conclusivo è in calendario il 30 e 31 ottobre sempre nella capitale con la partecipazione dei capi di stato e di governo. Mai come questa volta il G20 dovrà dare risposte concrete alle emergenze planetarie (si pensi solo alla paralisi del turismo e del settore dei trasporti) e soprattutto imbastire una nuova politica sulla base degli avvenimenti più recenti. Nel volgere di pochi mesi, a parte gli sconvolgimenti causati dal Coronavirus, tutto è cambiato. Per l’Europa e quindi per l’Italia, il 2021 sarà l’anno dei “post”: “dopo Brexit” con l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue; “dopo Trump” con l’arrivo del democratico Biden alla Casa Bianca; “dopo Merkel” con l’elezione del nuovo cancelliere tedesco. Ciascun “post” significa un inizio su cui anche l’Italia dovrà confrontarsi con posizione chiare e condivise, se non proprio unitarie. Per questo occorre uscire al più presto dal tunnel dell’attuale quadro politico per dare una linea forte all’azione governativa e un’immagine positiva del Paese proprio in questo 2021 di “ripartenze”.
Riguardo alla Brexit, Roma dovrà cominciare a ripensare alle sue relazioni con Londra che, comunque aveva un ruolo importante nell’Unione. Chi prenderà il suo posto e come sapremo inserirci in questo spazio tenendo conto dell’asse Berlino-Parigi?
L’insediamento di Biden di certo ha fatto tirare un sospiro di sollievo collettivo a Bruxelles e nella maggior parte delle capitali europee. Con alcune eccezioni, quali Budapest e Varsavia, che hanno preso una grave e pericolosa deriva sovranista, tanto da far discutere sul loro futuro nella comunità. Biden non sarà un nuovo Obama, ma saprà garantire un ritorno alla normalità nelle relazioni atlantiste tra Ue-Usa. Il prossimo G20, dunque, si presenterà come il foro ideale per fare un punto di sintesi delle questioni legate agli accordi di Parigi sul clima, alla sicurezza internazionale, alla lotta al terrorismo, alle guerre in Siria e in Libia. Insomma, ce n’è abbastanza per chiedere ai nostri politici una vera scelta di responsabilità, che non sia quella di conservare la poltrona in Parlamento pensando alle prossime elezioni.