Tra i temi caldi di questa già torrida campagna elettorale il posizionamento dei partiti e dei candidati nei confronti della Nato e soprattutto degli Usa. Nessun dubbio sulle dichiarazioni atlantiste di Giorgia Meloni che sin dall’inizio del conflitto in Ucraina non ha avuto esitazioni o ambiguità, al contrario dei silenzi e degli imbarazzi mostrati da Berlusconi nei confronti dell’amico Putin e di Salvini che con la Russia aveva avuto relazioni “diplomatiche” e mai chiariti affari per una quarantina di milioni a favore della Lega. Una vicenda su cui è calato il silenzio e che per ora resta tra i misteri d’Italia. Il Cavaliere e il leader leghista hanno ben presto precisato la loro posizione e senza mai condannare esplicitamente lo zar aggressore hanno espresso la solidarietà all’Ucraina e soprattutto la lealtà all’alleanza atlantica e a Washington, sottolineando che su questo punto politico non ci sono mai state incertezze dalla parte di chi stare. Posizione mai messa in discussione dal Pd e dalla maggioranza del centrosinistra, con le eccezioni dei partiti schierati sul pacifismo assoluto o sulla linea del “niente armi all’Ucraina perché così si autoalimenta la guerra, anziché cercare di fermarla”. Una scelta di campo tenuta con diverse sfumature e distinguo dai Cinquestelle (con l’eccezione del convinto americanista ministro degli esteri Di Maio, che ne ha fatto uno dei temi di rottura con i leader del suo ex movimento). Insomma, l’Italia è schierata a partire dall’inizio della guerra in gran parte a fianco della Nato con l’impegno nei confronti degli Usa di una maggior partecipazione europea per la spesa destinata alla Difesa prevista sino al 2 per cento del bilancio.
Il premier Draghi con il suo carisma, le entrature internazionali e la credibilità di cui gode a Washington, è stato sino ad oggi il garante di una linea politica unitaria atlantista, europea e vicina al presidente Biden. Ma cosa sarà col prossimo governo, il lavoro svolto in questi mesi a fianco ai Paesi Nato e a Bruxelles avrà un naturale proseguimento nelle decisioni già prese? I leader dei partiti devono esprimersi chiaramente e senza ambiguità nella presentazione dei loro programmi elettorali, dicendoci se gli impegni a favore dell’Ucraina e la netta contrarietà al bellicismo di Putin saranno rispettati. In Italia – come scrive Federico Rampini nel suo recente libro “America” presentato con interesse anche a Cagliari – spesso il giudizio sugli Usa oscilla seguendo le preferenze politiche di chi parla. La guerra in Ucraina ha riportato alla luce del sole i giacimenti profondi di antiamericanismo che sono sempre esistiti nel nostro Paese. Nonostante l’aggressione della Russia a uno stato indipendente, per una parte dell’opinione pubblica italiana la colpa anche in questo caso è dell’America, come sempre. L’invasione ha risvegliato le ostilità di principio che distinguono varie tradizioni politiche italiane. Ma oggi non possiamo permetterci cambiamenti di scena o repentine giravolte che compromettano l’unità atlantista e la lealtà verso gli americani che dopo Trump, hanno ripreso il loro decisivo ruolo nell’alleanza per fermare una guerra devastante.
Già l’iniziale e promettente compattezza dell’Ue comincia a mostrare diverse crepe. La guerra ha fatto aprire le porte della Nato a due Paesi neutralisti da sempre, quali la Svezia e la Finlandia, ha serrato le fila dei più grandi tra cui l’Italia, ha dato impulso al progetto di un esercito europeo che in futuro possa operare sullo stesso piano degli americani, ma nel contempo ha rilanciato i vecchi legami con il governo di Washington dopo l’era isolazionista di Trump.
Il proseguimento del conflitto ucraino, che potrebbe durare ancora a lungo seppure con minor intensità, rischia di minare la rinnovata unità atlantista. Già si vedono i polacchi che, per riprendersi dalle critiche per le loro recenti politiche nazionaliste, hanno accolto milioni di profughi ucraini, ma di recente tendono a un rapporto privilegiato con gli americani a discapito delle strategie unitarie di Bruxelles, puntando a diventare il Paese leader sul fronte baltico con l’aiuto diretto di Washington. L’Italia, con Francia e Germania, sinora ha svolto un ruolo fondamentale nel contesto europeo in un periodo così drammatico. Rafforzare l’intesa con gli Usa sarà determinante nei prossimi mesi, in un panorama internazionale così incerto e dagli sviluppi imprevedibili.