Tra i vari quotidiani usciti agli albori del Ventennio un ruolo particolare ebbe Il Solco: pochi anni di vita, ma caratterizzati da un forte impegno politico e da grandi entusiasmi. Settimanale del movimento degli ex combattenti sardi e poi quotidiano del Partito sardo d’Azione, appartiene alla storia travagliata del primo dopoguerra, testimone di una volontà laica e di un disegno generoso di cambiamento e rinnovamento sociale che per la prima volta candidava a protagoniste le popolazioni di sud. È questo il più vistoso risultato di un lungo processo di maturazione e delle idee regionaliste e autonomiste in Sardegna. A ricostruire in sintesi le vicende del Solco è la docente di Storia del giornalismo Laura Pisano con un articolo pubblicato nello “speciale” di due pagine che L’Unione Sarda dedicò il 17 aprile 1991 per l’anniversario dei 70 anni della costituzione del Psd’Az.
Il giornale nasce nel 1919 anche se non è la sola espressione della cultura autonomistica nella stampa sarda: già in quell’anno si pubblicano, tra gli altri, La voce dei combattenti a Sassari e Il popolo sardo a Cagliari.
A favorire la nascita di un terzo giornale – racconta la Pisano – sono alcuni fatti contingenti: nell’estate del 1919 ci si comincia a preparare per le elezioni previste per il novembre successivo; nell’isola è rientrato Emilio Lussu, reduce dal fronte e seguito da una fama di eroico combattente amato dai suoi uomini; Camillo Bellieni sta organizzando il movimento dei reduci con l’idea di un partito. Così arriva quasi naturale l’uscita in edicola del Solco. Collaboratori i più combattivi dirigenti del movimento: Bellieni, Lussu, Lionello De Lisi, Luigi Oggiano, Paolo Orano, Paolo Pili che ritroveremo poi protagonista tra i “fusionisti” e alla guida dell’Unione Sarda fascistizzata, Mauro Angioni, Francesco Fancello ed altri ancora, in gran parte ex ufficiali che hanno acquisito una profonda coscienza civile nei quattro anni al fronte. Ma ora vogliono impegnarsi a favore dell’introduzione di un ordinamento autonomistico di tipo politico e amministrativo per la Sardegna. Il giornale – rileva Laura Pisano – attacca subito le istituzioni tradizionali e i partiti, mentre l’obiettivo è la costituzione di una nuova e autonoma forza politica a livello nazionale che abbia come base sociale la piccola borghesia cittadina e i contadini del Meridione. Partendo dalla disastrosa situazione economica e sociale in cui si è ritrovata l’Isola e buona parte dell’Italia all’indomani della Grande Guerra, puntano a favorire l’ascesa delle classi più umili e il reinserimento dei ceti medi nella vita produttiva. Su questi ideali che sono alla base di un programma politico, laico e democratico, dovrebbe nascere il nuovo partito. Il compito di fare proseliti e di diffondere il pensiero sardista viene, dunque, affidato al Solco che già nel nome richiama la matrice contadina del movimento. Gli articoli sono quasi tutti editoriali, cioè contengono opinioni e commenti, lasciando un minimo spazio alla cronaca.
L’iniziativa – continua la ricostruzione della Pisano – spinge comunque a rinnovare la società attraverso strutture organizzative che integrino l’esistente al nuovo, la cooperazione al privato, non necessariamente radicali e anti capitaliste come propugnano i socialisti con i quali sono in aperta polemica. Il giornale esce a singhiozzo a causa dei problemi economici. Dopo una pausa forzata di alcuni mesi, nel maggio 1921 riprende le pubblicazioni annunciando la costituzione del Partito sardo d’Azione nel corso dei lavori del congresso regionale che si svolge ad Oristano e si qualifica come suo organo di stampa.
In quel periodo cominciano anche nell’Isola le prime manifestazioni di intolleranza e di violenza delle camicie nere contro le organizzazioni sindacali, operaie e contadine. Tra il 1922 e il 1926 anche Il Solco verrà preso di mira, con incursioni squadristiche in redazione, minacce e sequestri. In Parlamento a Roma siedono quattro deputati sardisti: Emilio Lussu, Umberto Cao, Pietro Mastinu e Paolo Orano. La loro voce si fa sentire forte, ma non ottiene risultati. Anzi s’intensificano le censure e le chiusure forzate. In un clima sempre più intimidatorio e di crescente consenso attorno al fascismo, è ormai impossibile andare avanti. Il 17 giugno 1926 Il Solco cessa le pubblicazioni.
Riaprirà per una breve stagione dopo la caduta del fascismo, dal 4 marzo 1945, in vista dei grandi appuntamenti elettorali del dopoguerra per sostenere l’autonomia regionale e i candidati del Partito sardo d’Azione, sino al 1949.