Mezzo secolo è trascorso dalla tragica morte del primo presidente socialista del Cile Salvador Allende e dalla presa di potere di uno dei più sanguinari e odiati dittatori del Novecento, quel generale Augusto Pinochet diventato il simbolo di tutti i golpisti militari che hanno dominato l’America Latina per oltre un ventennio. Il Continente fa i conti col passato, ma come scrisse il grande narratore Eduardo Galeano bruciano ancora le “vene aperte” dell’impunità dei criminali e dei terribili segreti nascosti negli archivi. Almeno sino a quando giustizia totale non sarà fatta, dando pace alle migliaia di morti e desaparecidos uccisi dai vari regimi di stampo fascista. Se per motivi anagrafici i carnefici non ci sono più o sono vecchi ultranovantenni che non andranno mai in carcere, le famiglie delle vittime possono sempre pretendere il risarcimento della verità storica.
Il Cile dal 1990 è un Paese democratico, ma politicamente molto diviso. Il periodo della dittatura e la sua Costituzione sono accusati di aver legittimato disuguaglianze, ingiustizie sociali ed economiche protrattesi fino a oggi. Secondo l’Ispi (Istituto studi internazionali) l’uno per cento della popolazione detiene il 26,5 % della ricchezza, mentre il 50 % più povero solo il due, in pratica 12,6 milioni di persone su un totale di 18 vivono a fatica o nella miseria.
Oggi guida il Cile il 37enne Gabriel Boric, il più giovane presidente della sua storia. Esponente della nuova sinistra emersa durante le proteste studentesche del 2011 sognava di «cambiare le cose». Poi è venuta la bocciatura della bozza Costituzionale che avrebbe dovuto sostituire la Carta ereditata da Pinochet, la vertiginosa caduta di consenso, la sconfitta alle elezioni della nuova Costituente, la rivincita delle destre. E ora il Paese soffre un periodo di grande difficoltà politica, sociale ed economica.
Tra il Cile e la Sardegna esiste un forte legame a partire da quegli anni Settanta. Non è un caso che sabato a Cagliari, nel teatro di Sant’Eulalia, si terrà il secondo “Congresso europeo dei bambini cileni adottati”, oggi diventati adulti, che furono strappati alle loro famiglie e dati illegalmente in adozione. Sono circa 500 solo nell’Isola e oltre diecimila in tutto il mondo. Anche loro vittime della dittatura: alcuni sottratti col pretesto delle misere condizioni delle loro famiglie. Altri prelevati da orfanotrofi e brefotrofi. Infine ci sono i bambini nati da stupri subiti dalle donne imprigionate. Molti di questi cileni adottati e cresciuti con una nuova identità ne sono consapevoli e, con l’aiuto di diverse associazioni, sono stati in grado di ritrovare le proprie radici. Ma altri non sanno nemmeno di essere parte di questa storia. Lo scandalo è emerso nel 2014 quando, dopo denunce e inchieste giornalistiche, il magistrato Mario Carroza decise di avviare un’indagine giudiziaria.
Al Cile, inoltre, ci legano stretti rapporti culturali e di amicizia. In questi giorni dedicati all’anniversario della morte di Allende è stata ricordata a Cagliari la figura di Ignazio Delogu, un eccezionale personaggio (Alghero 1928 – Bari 2011) non abbastanza celebrato nella sua terra. Almeno come meriterebbe, eclettica figura di intellettuale: poeta, traduttore, storico, docente universitario, ispanista, amico di Picasso, Rafael Alberti e soprattutto Pablo Neruda. È stato fra i fondatori dell’Associazione Italia-Cile che unì le forze parlamentari italiane nell’azione di aiuto concreto contro le atrocità della dittatura e per questo fregiato dal governo cileno con la massima onorificenza civile.
E come non citare la passione di Aldo Brigaglia, giornalista, editore e pubblicitario di lunghissimo corso, che continua a mantenere vivi i rapporti con gli amici cileni attraverso i suoi libri (“Intillimania” il più noto) ed eventi culturali. Dopo il golpe la Sardegna ospitò e diventò la seconda casa di molti esuli e di quegli straordinari artisti che furono (e sono) gli Inti Illimani divulgatori nel mondo della musica popolare andina. Canzoni rimaste scolpite nella coscienza di tutti i giovani di allora, ma ancora oggi attuali.
(Nella storica foto di copertina il presidente Allende mentre entra nel palazzo presidenziale per l’ultima battaglia l’11 settembre 1973)