Sardegna Uno inizia una nuova vita sotto l’ombrello del Gruppo L’Unione Sarda-Videolina, che ha acquistato l’emittente nel settembre 2021 alla seconda asta salvandola dal fallimento. Chiusa la redazione e gli studi nella storica palazzina di via Venturi, che era la sede dagli anni 80, giornalisti e tecnici sono passati a lavorare nell’edificio che ospita il Gruppo e quindi l’ex competitor tradizionale in piazza L’Unione Sarda. Mentre scriviamo questo post (dicembre 2021) non sappiamo il futuro della storica emittente regionale che è ancora tutto da valutare, in attesa di conoscere il piano editoriale, i progetti e le intenzioni del nuovo editore, Sergio Zuncheddu, che – come vedremo – fu tra i primi soci fondatori di Sardegna Uno.
La storia della tv cagliaritana è stata ampiamente raccontata nel volume pubblicato nell’ottobre 2019 dal Corecom Sardegna dedicato al panorama sull’informazione regionale a 360 gradi: per questo rimandiamo ai post già presenti nel nostro sito e dedicati al volume. Si vedano il link sul saggio e, per una consultazione, anche il PDF del libro.
Le vicende di Sardegna Uno sono riassunte nel Capitolo 5 (“Le televisioni libere in Sardegna”, da pag. 171) nel paragrafo “Sardegna Uno, l’antagonista di Videolina” (pagg. 203-210) scritto da Mario Cabasino che nel 2019 era alla conclusione del mandato di presidente del medesimo Coracom e che alle spalle aveva trascorso l’intera carriera giornalistica proprio a Sardegna Uno di cui è stato anche direttore. Il volume propone una seconda testimonianza di Sandro Angioni (“Da Videolina a Sardegna1, pag. 203) che è stato per due volte in differenti periodi direttore dell’emittente.
Inoltre una dettagliata ricostruzione delle origini si ritrova nel documentato lavoro di Andrea Corda “Giornalismo in Sardegna tra il 1948-2013”, di cui in questo sito riportiamo alcuni post e il pdf del saggio: si veda il link nel capitolo 6 “La nascita e lo sviluppo delle radiotelevisioni private (da pag. 231) il paragrafo 6.6 “Origine e sviluppi di Sardegna Uno”(pag. 263).
Interessante l’articolo apparso sull’Almanacco di Cagliari del 1993, diretto da Vittorio Scano, forse il primo che a pochi anni dalla nascita traccia una fotografia completa della seconda emittente regionale (si veda il post seguente).
Qui riassumiamo la storia di Sardegna Uno attraverso diverse fonti, dagli esordi pionieristici all’amara conclusione giudiziaria davanti al giudice fallimentare. Oggi si può affermare che il passaggio al gruppo di Zuncheddu, in assenza di altri possibili investitori interessati a rilevare la Tv, abbia salvato dalla scomparsa la storica testata che nel 2021 ha superato i 35 anni di vita dall’accensione del segnale.
Un nuovo capitolo sarà ancora tutto da scrivere, mentre il nostro sito è aperto ad accogliere ulteriori interventi integrativi e testimonianze nella finalità di lasciare una ricostruzione storica quanto più fedele ai fatti.
Gli esordi
Prima di percorrere le tappe delle varie fasi di vita dell’emittente è significativo sottolineare quanto dice Mario Cabasino nell’incipit del suo saggio: «Un fatto è certo: per un lungo periodo Sardegna Uno è stata la principale o meglio, l’unica antagonista di Videolina. E spesso e volentieri, a detta di autorevoli rappresentanti del mondo dell’informazione della cultura, della politica e dell’economia, ha superato la prima televisione dell’isola in termini di qualità e programmazione. Sardegna Uno è stata sicuramente una televisione bella, importante, molto seguita. Autorevole rispetto ai palazzi della politica, sempre attenta ai problemi che affliggono quotidianamente i cittadini sardi, molto sensibile nei confronti del mondo dell’emigrazione perché – grazie ad una felice intuizione del direttore dell’epoca Sandro Angioni – è stata la prima emittente sarda a trasmettere via satellite in chiaro in quasi tutto il mondo. Ma il verbo al passato purtroppo è d’obbligo visto quello che poi è successo nell’estate del 2013, momento in cui venne assestato un “colpo mortale” che la ridurrà ai minimi termini».
Paolo Ragazzo, medico e imprenditore
«La storia di Sardegna Uno – ricorda Cabasino – è indissolubilmente legata alla storia della famiglia Ragazzo, tra le più note e importanti dell’imprenditoria sarda. Stritolata, purtroppo, a metà degli anni 2000, da una storia dai contorni ancora poco chiari, terminata con una sentenza di revoca del fallimento del gruppo, che però giunge quando ormai i “gioielli della corona” erano già stati ceduti. Sardegna Uno, dopo un biennio sperimentale, nasce nel 1987 per ferma volontà di Paolo Ragazzo, indimenticato medico, imprenditore, uomo di grande spessore e di multiforme ingegno, artefice di numerose e felici iniziative: dalle cliniche private (Clinica Lay e Maria Ausiliatrice), all’editoria, dalle tenute agli alberghi. L’hotel Timi Ama di Villasimius era suo, erano suoi due hotel di charme nella capitale inglese. Ad uno di questi era particolarmente legato: un ex castello nelle campagne di Londra. Ma dopo la medicina, l’editoria era la vera passione di colui che quarant’anni fa balzò agli onori delle cronache nazionali per aver pagato più tasse di Gianni Agnelli».
L’esperienza di Tuttoquotidiano
A metà degli anni 70 inizia con l’esperienza di Tuttoquotidiano, che per un biennio darà battaglia al quotidiano storico della città L’Unione Sarda. Paolo Ragazzo sceglie una sede di grande prestigio. Redazione e centro stampa all’avanguardia vicino all’aeroporto di Elmas: c’era anche la mensa per i dipendenti. Ma soprattutto aveva investito sulla nuova tecnologia offset, la stampa a freddo, che consentiva anche l’uso del colore (si vedano i post su questo sito nel link sulle vicende di quel giornale).
«Chiusa quell’esperienza, ecco la televisione, nel 1987. Almeno due, tre volte la settimana – racconta Cabasino – trovava il tempo per fare un salto nella sua TV: talvolta reduce dalla sala operatoria, con indosso ancora il camice bianco, si intratteneva in redazione a parlare con i giornalisti. Sempre con il massimo rispetto nei confronti del corpo redazionale, di cui aveva una grande considerazione».
La nascita dell’emittente
Insieme all’amico Armando Corona, anch’egli medico e Gran Maestro della Massoneria Italiana, decide di lanciarsi nel mondo delle emittenti private. Corona (nella foto) è un nome di prestigio nella politica regionale e nella Massoneria, all’epoca impegnato a rimettere insieme l’organizzazione nazionale dopo il terremoto causato da Licio Gelli e la famigerata Loggia P2.
Le premesse risalgono al 1984 con un biennio sperimentale, ma la nuova tv prende corpo a partire dal 1986 per fusione con TeleSardinia dell’editore Sergio Zuncheddu, che era ospitata a Villa Mibelli in via Veneto a Cagliari, andando a raggiungere così la copertura dell’intera Sardegna, mediante due reti di impianti (la seconda, dal 1989, diventerà Sardegna2, con palinsesto autonomo) di trasmissione in simulcast.
I retroscena della società
Andrea Corda per il suo saggio è andato a scavare nei documenti della Camera di Commercio e del Tribunale civile di Cagliari ricostruendo i retroscena e i vari passaggi societari.
«L’atto costitutivo della società – scrive Corda – è datato 22 dicembre 1982. La proprietà della nuova televisione sarda era detenuta dal medico e proprietario di diverse cliniche cagliaritane, Paolo Ragazzo, e dai suoi figli. Nonostante la costituzione societaria fosse avvenuta a dicembre 1982, l’attività vera e propria della televisione cominciò nel 1984 con la sottoscrizione di un aumento di capitale sociale fino a un totale di 500.000.000 di lire. Il bilancio al 31 dicembre1983 si chiuse in pareggio, con un attivo e un passivo di 503.500.000 lire. Nel corso dell’esercizio 1984 furono completati gli impianti di trasmissione e la rete di ponti per tutta la provincia di Cagliari. Il bilancio al 31 dicembre 1984 presentava una perdita di 146.773.317 lire, che era motivata dall’amministratore unico in questo modo: “il risultato negativo raggiunto era nelle previsioni anche se non di tale portata. Ciò è dovuto, soprattutto, non tanto ai costi, contenuti al massimo, ma alla mancanza di ricavi che non hanno permesso di coprire parte dei costi, come era nelle previsioni. L’inserimento tardivo sul mercato delle televisioni private non ha permesso la raccolta di sufficiente pubblicità, da cui l’esiguità dei ricavi conseguiti. A questo aggiungasi, l’estendersi, a livello nazionale, delle televisioni private che raccolgono la quasi totalità della pubblicità, anche di quella locale che, opportunamente inseriscono nei programmi trasmessi».
Un vortice di cambiamenti
L’idea di creare una televisione, Sardegna Uno, fu proposta a Paolo Ragazzo dall’avvocato Bebeto (Antonio) Ballero, apprezzato civilista ed esponente del partito socialista cittadino. A dirigere l’emittente, coptato dal Gran Maestro Armandino Corona, fu incaricato in qualità di direttore generale Lorenzo (noto Cionci) Lorenti, con esperienze nel settore delle compagnie aeree e nel turismo.
Il bilancio dell’emittente nell’anno 1985 fece registrare una perdita di 135.804.230 lire. Nel 1986 Sardegna Uno comincia a pensare in grande, acquistando un ramo di azienda di TeleSardinia, emittente televisiva privata presieduta dal costruttore Sergio Zuncheddu, il quale il 31 luglio 1986 era entrato a far parte del consiglio di amministrazione di «Sardegna Uno S.r.l.» con l’incarico di consigliere, insieme al notaio Sergio Vacca, che andò invece a ricoprire l’incarico di Presidente del consiglio di amministrazione. In seguito, nella seduta consiglio di amministrazione del 18 settembre 1986, Fabrizio Murgia (ex campione regionale e nazionale di tennis e genero di Ragazzo) e Sergio Zuncheddu furono nominati amministratori delegati della società (poi trasformata in S.p.a).
In quel periodo Ragazzo si avvalse della consulenza del cognato Piercarlo Carta, ex direttore dei giornali Tuttoquotidiano, L’Altro Giornale e collaboratore dell’emittente TeleSardinia. Giornalista di sicura esperienza, legato anch’egli alla massoneria cagliaritana, di fede liberale, dietro le quinte ebbe il compito di supervisore dei contenuti giornalistici, A Lorenti per un breve periodo seguì la direzione di un docente di Comunicazione dell’Università di Trento, chiamato dall’imprenditore e uomo d’affari Peppetto Del Rio, quest’ultimo voluto dall’editore Ragazzo per gestire l’emittente. Tale gestione ebbe breve durata fino a quando, alla fine del 1988, fu prescelto il genovese Raimondo Lagostena che ricoprì per un anno il duplice ruolo di direttore generale e di testata. In un momento delicato e pionieristico in cui la televisione cercava di trovare un’identità regionale e di fare un salto di qualità nella programmazione nel difficile confronto con Videolina, questi personaggi ebbero vita breve avvicendandosi rapidamente con strascichi giudiziari per rivendicazioni per stipendi e compensi. Sorte che toccò anche al giornalista Raimondo Lagostena Bassi, dell’area socialista e figlio della nota avvocata e politica Tina che ebbe un ruolo di rilievo nazionale per la lotta dei diritti delle donne e le pari opportunità. Lagostena fu manager e direttore del notiziario, ma la sua permanenza cagliaritana durò poco, lasciando pesanti buchi nel bilancio. Dopo appena un anno Ragazzo lo “licenziò” con una maxi liquidazione.
Dal 1986 Sardegna Uno, nell’ottica di potenziamento tecnologico e di dotarsi di professionisti qualificati, cominciò una “campagna acquisti” mettendo in campouna squadra di tecnici e giornalisti provenienti da Videolina, tra cui Michele Rossetti e Sandro Angioni. Dai nomi dei giornalisti e dei tecnici fin qui elencati – sottolinea nel suo saggio Corda – si può facilmente notare la loro frequente migrazione da una televisione all’altra: un elemento questo che caratterizzò il telegiornalismo sardo dalle origini fino ai giorni nostri.
Dal 1987 decollano i programmi
La nuova emittente sarda, dopo aver trasmesso per alcuni anni (dal 1984 al 1986) in via sperimentale, cominciò dal 1987 a diffondere programmi con regolarità, diventando così un’impresa vera e propria nel settore televisivo, in grado di competere con la prima tv sarda, Videolina. Il capitale sociale della nuova società per azioni era di 3 miliardi di lire.
Fino al 1986 la copertura fu limitata all’attuale città metropolitana di Cagliari, all’Iglesiente, e alla provincia di Oristano, mediante una rete di 4 impianti di trasmissione. La sede con la redazione e gli studi trova posto nella palazzina di via Venturi che aveva ospitato qualche anno prima il quotidiano “L’Altro Giornale” (che ebbe breve vita). Aprono presto anche le redazioni periferiche: a Sassari, in un attico nella centralissima piazza Castello, e a Nuoro, Olbia e Oristano. C’è anche la possibilità di collegarsi in diretta con il capoluogo turritano. Paolo Ragazzo non bada a spese e investe svariati miliardi di lire di allora per l’acquisto dei migliori mezzi in quel momento sul mercato.
Il primo Tg, Angioni direttore
Il fiore all’occhiello della programmazione era rappresentato dal telegiornale, che fece il suo debutto il 7 gennaio 1987, sotto la direzione di Sandro Angioni.
Prima di quella data, infatti, l’emittente – la cui iniziale sede era in via Veneto – trasmetteva soltanto un mini radio-telegiornale condotto da Alessandra Sallemi, senza alcun servizio video. Si trattava di un telegiornale che assomigliava a un radiogiornale, la cui unica differenza – rispetto alla radio – era data dalla possibilità per gli spettatori di vedere la conduttrice nell’atto di leggere le notizie. In seguito la qualità del telegiornale aumentò in modo considerevole grazie alla sempre maggiore presenza di servizi filmati e all’apporto di una squadra giornalistica di ottimo livello formata da Maria Luisa Busi e Giacomo Serreli (entrambi provenienti da Videolina), Ignazio Artizzu, Cesare Corda, Vera Coppa, Gianni Zanata, Angelo Giovanni Fancello e Pinuccio Saba (da Sassari), Giorgio Mustaro (da Nuoro), Augusto Ditel (da Olbia), Roberto Petretto (da Oristano) Mario “Puppoˮ Gorini, Nicola Scano, Fiorella Ferruzzi, Alessandra Sallemi. Erano previste sei edizioni quotidiane del giornale, di cui tre edizioni integrali e tre flash.
La redazione nasce dunque da un nucleo di ex giornalisti, operatori e tecnici di Videolina, scontenti del clima che si era creato nella Tv di Niki Grauso o con ambizioni di nuove esperienze, ai quali si aggiungono giovani promettenti ed entusiasti.
A guidarli, da direttore del telegiornale, Sandro Angioni, volto storico dell’emittenza privata in Sardegna, già direttore qualche anno prima a Videolina. Sandro Angioni è l’unico giornalista sardo ad aver diretto le tre televisioni private più importanti dell’Isola (Videolina, Sardegna Uno e Nova TV di Oristano). Successivamente (dal 2005) sarà capo ufficio stampa e direttore generale del Cagliari Calcio all’epoca di Massimo Cellino presidente per poi passare ad un’esperienza politica nominato assessore regionale all’Industria nella Giunta guidata da Ugo Cappellacci (2009/2010). Breve parentesi prima di ritornare alla comunicazione per il sodalizio del Cagliari nel triennio 2010/2013.
La tv si consolida (1987-1994)
Dal 6 settembre 1987 al 1994 Sardegna Uno si affiliò alla syndication Odeon TV. Successivamente i programmi di quest’ultima furono irradiati dalla sorella Sardegna2 (seconda emittente del gruppo, nata – come detto – dalle frequenze residue dell’ex Tele Sardinia, dedicata alle repliche dei programmi di Sardegna Uno, ai programmi di Odeon TV e successivamente ai video musicali di Magic TV). «La decisione di entrare in un gruppo nazionale – spiega Corda – fu presa per contenere i costi, ridurre le esposizioni finanziarie e ricercare nuove e più consistenti fonti di copertura nel mercato pubblicitario, sia nazionale che regionale. Sardegna Uno, che fino allora era rimasta una televisione “indipendenteˮ, dal settembre 1987 entrò a far parte del circuito nazionale “Odeon Tv”, cui sarebbe rimasta associata fino al 1996. Quest’affiliazione consentì all’emittente sarda non solo di disporre di programmi a “costo zeroˮ, ma anche di avere un ricavo pubblicitario minimo garantito, per cinque anni, di circa 1.100.000.000 di lire annui. L’adesione a un circuito nazionale rappresentava una differenza sostanziale rispetto alla politica adottata dall’altra principale emittente televisiva sarda, Videolina, che per i primi dodici anni di attività decise di rimanere totalmente “indipendente”».
Costantino direttore
Nel 1990 arrivò a dirigere l’emittente Antonio Costantino, anch’egli proveniente da Videolina, il quale consolidò il palinsesto e i programmi dell’emittente. Manager intraprendente, in futuro avrà una parentesi politica come assessore regionale al turismo nella giunta Palomba di centrosinistra, a metà anni ’90, e poi assessore comunale ad Alghero. Resterà al comando in via Venturi sino al 1996 col duplice incarico di direttore di rete e di testata, Il compito di condurre la redazione nel lavoro quotidiano fu affidato al caporedattore Nicola Scano che di fatto svolgeva le funzioni di direttore. Anche Scano, come altri colleghi di quella Tv, avrà poi un’esperienza politica eletto presidente della Provincia di Cagliari tra il 1990-95, tornando in seguito a fare il suo lavoro di professionista a Videolina.
In redazione, tra arrivi e partenze, entrarono in redazione Mauro Pili (futuro politico e presidente della Regione nel 1999 e poi dal 2001 al 2003), Nicoletta Pisano, Cristiana Aime e Rosanna Romano, alla quale verrà affidata la direzione dal gennaio al dicembre 1997, quando deciderà di passare a Videolina e in seguito all’ufficio stampa del Consiglio regionale.
Il servizio del televideo
Dalla primavera del 1989, l’emittente ebbe un proprio servizio di teletext: inizialmente autoprodotto (eccetto il periodo dall’autunno 1995 al 1998, col nome Televideo della Sardegna, in joint venture con Videolina), era improntato sull’informazione e offriva notizie di pubblica utilità. Il Televideo Sardegna (questo l’ultimo nome del teletext di Sardegna1 dal 1998) terminò il servizio il 30 novembre 2001.
Il network di Funari (1993)
Nel 1993, Sardegna Uno fu l’emittente che in Sardegna fece parte dell’esperimento dell’attore comico televisivo Gianfranco Funari, di produrre una trasmissione da trasmettere su tutto il territorio nazionale attraverso un network di televisioni private, chiamato “Zona Franca.”
La redazione si rafforza (1998-2004)
All’inizio del 1998 la direzione dell’emittente viene nuovamente affidata a Sandro Angioni che vi resterà sino al 2004. Un nome, come abbiamo visto, strettamente legato alla storia di Sardegna Uno. La televisione di Ragazzo infatti vivrà senza dubbio il suo momento più felice quando lo stesso Sandro Angioni, nel 1998, insieme al figlio di Paolo Ragazzo, Riccardo, che aveva raccolto il testimone dal padre, dà vita a un vero e proprio rilancio della TV partendo dalle news per arrivare alle produzioni.
«È una seconda giovinezza per la televisione di via Venturi», ricorda Cabasino. Ragazzo e Angioni rifondano la redazione, assumono giovani che poi diventeranno dei validi professionisti. Angioni modifica gran parte del palinsesto puntando soprattutto sull’informazione, con particolare attenzione ai programmi sportivi che vedono tra i protagonisti, quali appassionati inviati e tele-radiocronisti, Vittorio Sanna, Francesco Porceddu, Sergio Masia e la partecipazione di Alessia Simoncelli. La nuova redazione giornalistica era formata oltre che da Cabasino, da Gianni Zanata, Massimiliano Rais, Marco La Picca, Carlo Manca, Pier Sandro Pillonca, Stefano Lai, Stefania De Michele, Andrea Sanjust di Teulada e Giuseppe Giuliani, ai quali si affiancarono come collaboratori fissi Roberta Mocco, Paola Pintus, Marzia Piga, Bruno Ghiglieri e Giampaolo Puggioni. I principali corrispondenti erano Sandra Sanna da Sassari, Martine Frey da Olbia e Paolo Desogus da Oristano.
Prima tv regionale sul satellite (1998)
Una mossa ambiziosa e innovativa è quella di portare Sardegna Uno sul satellite in chiaro. Per gli emigrati sardi sparsi in tutto il mondo un filo diretto con la propria Isola d’origine, un contatto quotidiano e costante con fatti della Sardegna. Ecco, anche grazie a questa mossa, a questa scelta coraggiosa, Sardegna Uno diventa davvero una televisione di tutto rispetto. L’8 agosto 1998 Sardegna Uno, grazie ad una collaborazione sperimentale per le nuove tecnologie digitali con Eutelsat, diviene la prima emittente regionale a diffusione satellitare: i programmi dell’emittente sono irradiati in tutto il continente geografico europeo e nella fascia del Maghreb. La collaborazione prevedeva quattro anni di concessione gratuita per l’utilizzo del satellite. In questo quadro Sardegna Uno è inoltre la prima emittente regionale a disporre di una fly satellitare che le consente di trasmettere in diretta.
La crisi del gruppo Ragazzo e la cessione (2004)
Ma il mondo dell’etere già da un decennio è percorso da grandi cambiamenti tecnologici e imprenditoriali, che mettono a dura prova i bilanci delle tv locali che si reggono in gran parte sulla pubblicità. Aumentano i costi per programmi e personale, diminuiscono vertiginosamente le entrate pubblicitarie. Così anche per Sardegna Uno la crisi si fa sentire sempre più e per la proprietà non tornano più in conti. Nel 2004, l’editore Paolo Ragazzo cede la seconda rete del gruppo, Sardegna2, a Mediaset per lo sviluppo nell’isola del mux del digitale terrestre Mediaset 1.
Nello stesso anno decide di vendere l’emittente che viene rilevata dall’imprenditore e banchiere ogliastrino Giorgio Mazzella (già presidente di Banca CIS). Mazzella opera subito una trasformazione dell’azienda in termine di contenuti e la prepara all’imminente passaggio al digitale terrestre. Per quanto riguarda la programmazione aumenta lo spazio dedicato al folklore isolano, mentre diminuisce lo spazio dedicato all’informazione. Per l’organizzazione Mazzella si affida ad un manager di lunga esperienza, Paolo Campana, che dopo molti anni come Ad di Videolina e ruoli dirigenziali a livello nazionale nel settore delle tv private, cerca di rimettere ordine ai conti e al palinsesto. Campana per meno di un anno svolgerà il duplice ruolo di direttore generale e direttore responsabile, ma la sua visione di Tv ben presto contrasta con le scelte del nuovo proprietario che decide di sostituirlo col genero Luigi Scanu, sino al 2010.
Dal 2005 al 2008 il direttore responsabile è Lucio Coni di Sassari, ma di fatto la redazione viene guidata da Mario Cabasino che dal 2006 era stato nominato vice direttore vicario.
Alla fine del 2007 in via Venturi da Oristano arriva Mario Tasca che dal 2008, nell’ottica di sostanziali cambiamenti, viene presto nominato direttore generale sino al 2010 quando gli subentra Sandro Crisponi, già responsabile di produzione. Cabasino resta vice direttore vicario del Tg e poi dal 2010 viene promosso direttore responsabile sino al 2013 quando poi scoppia la vertenza terminata con il maxi licenziamento di 16 dipendenti tra giornalisti e tecnici.
L’accordo con 7 Gold
Torniamo indietro, al 2006, per ricordare un fatto rilevate quando Sardegna Uno stipulò un accordo col network 7 Gold, il quale permise dal 21 agosto di quell’anno la trasmissione di parte della programmazione della nota syndication in terra sarda, non visibile sino ad allora. Inizialmente Sardegna Uno trasmetteva solo una parte del palinsesto di 7 Gold spezzettando gli spazi destinati alla programmazione locale.
Il passaggio al digitale terrestre
Da febbraio 2008, come detto, viene nominato direttore generale Mario Tasca il quale, nel corso dell’anno, cambiò in parte l’aspetto scenografico del telegiornale, programmando nuove trasmissioni e coordinando il passaggio al digitale terrestre.
Nell’ottobre del 2008, con lo spegnimento del segnale analogico, in favore del digitale terrestre, Sardegna Uno torna a trasmettere la propria programmazione a pieno regime, mentre uno dei canali del mux dell’emittente viene destinato interamente a 7Gold. Nel 2009 viene creato il sito web dell’emittente, dove è possibile, grazie allo streaming, vedere la programmazione in tempo reale.
I conti i rosso dell’emittente
Dal 2012 si susseguono varie crisi per l’emittente. I lavoratori, nonostante abbiano accettato le riduzioni di stipendio dovute all’attivazione dei contratti di solidarietà, denunciarono all’editore il mancato pagamento di alcune mensilità, della quattordicesima, e un mancato rinnovamento tecnologico dell’emittente volto alla digitalizzazione, al fine di renderla maggiormente competitiva sul mercato. L’editore Mazzella sostenne che non poteva pagare gli stipendi in quanto non riceve dallo Stato circa 2 milioni di euro destinati al finanziamento delle televisioni private locali. La crisi dell’emittente cagliaritana tuttavia stenta a placarsi. Infatti in una logica di contenimento dei costi il 6 dicembre 2012 si decise lo spegnimento della frequenza satellitare.
Mazzella lascia la tv
L’ex direttore Mario Cabasino nella sua ricostruzione delle vicende della tv nel volume del Corecom, così ricorda quel periodo drammatico: «Ai primi di agosto (2013) mi chiamò Mazzella per un annunciarmi di aver venduto a Sandro Crisponi e Mario Tasca». È una vera e propria doccia fredda. Mazzella aveva davvero venduto per 4.000 euro l’emittente Sardegna Uno all’ex operatore di ripresa della TV Sandro Crisponi e al giornalista pubblicista Mario Tasca, alle spalle esperienze nella tv locali di Oristano e nel settore dei beni culturali.
Il 5 agosto 2013 l’editore Giorgio Mazzella lasciò, dunque, la proprietà dell’emittente ad una cordata di tre editori, formata dall’amministratore delegato Sandro Crisponi, dal patron del circuito 7 Gold Luigi Ferretti e dal neodirettore del tg Mario Tasca che costituirono la società “Sardegna TV” con quote rispettivamente del 71%. 19% e 10%. Da allora comincia l’inizio della fine: una vertenza durissima, manifestazioni in piazza per spiegare alla gente cosa stava accadendo, uno sciopero lunghissimo da parte dei giornalisti e dei tecnici, durato oltre sei mesi e culminato nel licenziamento di 16 persone. Quindi la televisione finisce in uno stato di grande crisi, percorrendo la lunga e pericolosa strada del concordato preventivo. Che si è protratta sino al dicembre 2021 con l’acquisto all’asta da parte del gruppo di Zuncheddu che si riprende un Tv da cui aveva cominciato la sua carriera di editore.
Il sindacato dei giornalisti e la crisi
La vicenda della vendita di da Mazzella alla nuova società con il licenziamenti di giornalisti e tecnici, ha avuto pesanti risvolti che hanno coinvolto il sindacato in difesa dei posti di lavori e per la trasparenza dell’operazione. I giornalisti licenziati o dimissionati hanno manifestato in tutte le sedi, alla ricerca di una soluzione ormai impossibile, se non quella di un totale ridimensionamento dell’emittente ormai con i bilanci in profondo rosso e senza prospettive di un autentico rilancio.
Pesanti le critiche a Mazzella da parte dell’Assostampa che, con comunicati e per voce del presidente Francesco Birocchi (nella foto), ha accusato l’imprenditore di aver portato al collasso Sardegna Uno.
«Giorgio Mazzella – sottolineava Birocchi nel comunicato – era il Presidente della Banca di Credito Sardo, del Gruppo Intesa San Paolo, nato dalla privatizzazione del Cis, il Credito Industriale Sardo creato nel ‘53 per sostenere lo sviluppo economico della Sardegna. Dunque – aggiungeva Birocchi – una banca che dovrebbe avere nel suo DNA il concetto di crescita. Ma l’unica vera politica imprenditoriale perseguita con costanza e caparbietà – precisava il presidente dell’Assostampa – è stata quella del taglio sistematico dei costi fissi, a cominciare dal personale. Nessun rilancio della produzione, nessun investimento sulla qualità, ignorate le nuove piattaforme di comunicazione, nessuna iniziativa commerciale per attrarre la pubblicità. Solo una costante lamentazione per ottenere interventi pubblici per risanare i bilanci. Magari utilizzando i dipendenti come scudi umani. E allora – continuava la nota – via con i licenziamenti collettivi, poi rientrati dopo una straordinaria mobilitazione sindacale e un caro, carissimo prezzo da pagare per i lavoratori: contratto di solidarietà con taglio dello stipendio del 33%. Stipendi ridotti dunque per i 29 dipendenti, che venivano corrisposti a singhiozzo e con notevoli ritardi da oramai due anni. Mazzella – così continuava l’analisi del sindacato – nel luglio del 2013 ha ceduto la società al prezzo simbolico di 4000 euro e sono seguiti altri passaggi societari che hanno svuotato l’emittente che non ha versato i contributi pensionistici dei giornalisti ed è rimasta indietro nel pagamento degli stipendi. Le 16 persone licenziate, a causa dei tempi biblici del concordato preventivo, nell’estate 2017 non avevano visto ancora un centesimo del TFR, dei cinque stipendi arretrati, del mancato preavviso e di tutti i diritti che sono riconosciuti a un lavoratore che perde il posto, magari anche in tarda età».
Nonostante le battaglie sindacali e i disperati tentativi di salvataggio l’operazione decisa da Mazzella si concludeva con la nuova società la quale è andata avanti come ha potuto con uno sparuta redazione e un bilancio risicato all’osso, ma sufficiente per andare in onda, come hanno dimostrato i sette anni di trasmissioni dal 2013 alla fine del 2021. Riguardo alla vertenza di cui sopra, il direttore-editore Mario Tasca replicò nelle sedi sindacali e sulla stampa:«Sardegna Uno sta vivendo un momento difficile, così come altri altri organi di stampa. Prima dell’inizio della vertenza sindacale ed anche dopo, io mi sono proposto per affiancare come direttore e come co-editore anche se di minoranza, i colleghi che scioperavano e avevano intenzione di investire di responsabilità la Politica e le Istituzioni nell’illusione che un’azione unita e lavoratori-proprietà potesse avere maggiore peso, avendo le stesse finalità, il risanamento dell’azienda e il mantenimento della pluralità dell’informazione. La redazione ha rifiutato ogni azione congiunta».
La nuova società (2013-2021)
Dal 2013 al 2021 Sardegna Uno non ha mai cessato di andare in onda. La redazione ridotta ai minimi termini (nella foto con il direttore Mario Tasca, i colleghi del tg Stefano Lai e Giorgio Lapicca), qualche volenteroso collaboratore, e alcuni programmi di qualità sulla cultura e la lingua sarda, la Tv ha continuano a vivere facendo sentire la sua voce e garantendo come possibile un minimo di pluralismo dell’informazione regionale e cittadina.
Sardegna Uno propone a partire dal 2016 due nuovi programmi: “Dialoghi della memoria” e “Sardegna Archeologica”. Entrambi sono progettati e condotti, Sardegna Archeologica anche prodotto, dalla giornalista Simona Scioni. I programmi, il primo in studio il secondo in esterna, rispondono al medesimo intento informativo: proporre temi di divulgazione scientifica impegnata attraverso un intrattenimento dialogato, reso agile dalla pacatezza di un linguaggio famigliare e confidenziale. Il protagonista è il tema prescelto. Gli ospiti sono funzionali alla tematica e ne condizionano la lettura. La conduzione, condotta con competenza e nello stesso tempo con toni pacati, mira a indirizzare gli esperti ad un dialogo elevato per specificità e contenuti, originale nella proposta di punti di vista avanzati nella ricerca sia storica che letteraria o archeologica, misurato nei modi mai autoreferenziali o di maniera.
“Dialoghi della memoria”
L’obiettivo è chiaro: rendere partecipi gli spettatori di una conversazione cordiale ed accogliente verso chiunque voglia unirsi al dialogo, senza che mai alcuno si senta “discente”, inadeguato all’ascolto o in soggezione, davanti al sapere altrui. La trasmissione “Dialoghi della memoria” ottiene un ottimo riscontro di ascolti e gradimento, vantando una costanza di programmazione almeno settimanale, il martedì sera alle 22.15. Avviata nel 2006 ha proposto in meno di cinque anni di programmazione, oltre 204 puntate originali, più volte replicate in fasce orarie e giornate diverse.
“Sardegna Archeologica”, lanciata nel settembre del 2016 alle 18,30 di ogni giovedì ha in attivo circa 30 puntate. Entrambi i programmi sono pubblici sul sito www.sardegna1.tv e disponibili sulla piattaforma You-Tube. Sono seguiti da appassionati e curiosi della storia ed archeologia della Sardegna. Sono usati come videolezione da molti insegnanti come supporto didattico all’approfondimento dei temi legati alla storia ed alle specificità locali.
Il futuro di queste trasmissioni dipenderà dai progetti del nuovo editore. Ed ora la tv inizia una nuova stagione, ancora tutta da scrivere.
I programmi più recenti
Tornando indietro nel tempo, in questa ricostruzione della storia della tv di via Venturi, passiamo rapidamente in rassegna i programmi più noti e duraturi. Nell’ultimo periodo della gestione Mazzella e nella successiva conduzione affidata a Crisponi e Tasca, Sardegna Uno ha mantenuto vivo il palinsesto puntando sull’informazione (con tre edizioni del Tg, ognuna con un approfondimento giornalistico) e sui programmi generalisti che spaziavano sui temi cari alle tradizioni, alla cultura, alla lingua, alla gastronomia dell’Isola, ma con un ampio interesse anche per la politica e all’economia. Nel palinstesto settimanale, sin dai lontani esordi, hanno sempre avuto un particolare spazio i programmi dedicati allo sport, puntando sul Cagliari calcio e sul basket, ma con un occhio di riguardo agli sport minori regionali. Conduttori noti giornalisti sportivi in studio con esperti delle varie discipline, tanti ospiti con campioni e squadre di ogni genere, molti i giovani e i giovanissimi.
Ed ecco Rossoblu 95: programma sportivo interamente dedicato al Cagliari calcio condotto da Valerio Vargiu e Bruno Corda, volti familiari al pubblico radio-televisivo sardo che, dopo aver lavorato per molti anni a Videolina e Radiolina seguendo le partire del Cagliari spesso anche in trasferta, sono approdati alla tv concorrente.
Al giornalista d’assalto e comico Gennaro Longobardi (nella foto) il compito di condurre in mezzo ai tifosi “Gradinata sport”.
Lo stesso Longobardi è uno dei volti più conosciuti e popolari dell’emittente conducendo la storica trasmissione “Per la strada” che negli anni ha girato tutti i comuni della Sardegna, ha toccato tutte le coste dell’Isola ed ha visitato i circoli degli emigrati sardi in Europa facendo diventare protagonisti gli intervistati, cioé la gente comune.
Tra i programmi di intrattenimento ed informazione “i 2 di via Venturi”, condotto in stile radiofonico da Matteo Bruni e da Marco Mameli (nella foto), tra musica e notizie.
All’approfondimento dell’informazione il programma del direttore Mario Tasca con “Thesauro”, mentre Valerio Vargiu, già editore un annuario di successo pubblicato per molti anni dal medesimo titolo, ha condotto “Panorana sardo” dedicato ai temi dell’economia e della politica regionale.
Il successo del folk in tv
Il folclore ha sempre avuto un grande successo nelle tv locali, a partire dal programma più famoso inventato e organizzato da Gianni Medda negli anni 70/80 con Videolina che ha portato la musica delle tradizioni in diretta dalle piazze di tutta l’Isola. Si chiamava “Sardegna canta” ed è stato sicuramente il programma più celebre e seguito dal pubblico televisivo sardo, poi dopo il “divorzio” non senza strascichi giudiziari e polemiche per la rivendicazione del marchio Gianni Medda (1935-2014) è passato a Sardegna Uno replicando il format con un nuovo titolo “Buonasera Sardegna”.
Ma la storia di questo programma meriterebbe un post a parte tanti furono i protagonisti che si alternarono sul palco, dai vari conduttori (tra i quali Ambra Pintore e Giuliano Marongiu) ai cantanti, poeti, musicisti e danzatori di ogni paese dell’Isola.
Uno dei conduttori c’è stato anche Ottavio Nieddu (nella foto) che ha trasferito la sua grande esperienza e conoscenza del mondo dello spettacolo regionale nel programma “Sardegna in festa”, dedicato appunto al folclore.
Infine non si può tralasciare la presenza nella tv di via Venturi di uno degli attori comici più famosi, anche a livello nazionale, l’oristanese Benito Urgu che insieme al figlio Davide ha condotto “In viaggio con papà”, uno show tra satira e comicità.
I programmi del passato
Continuando nel nostro racconto del passato, numerosi i programmi durati per anni nel segno della tradizione del palinsesto generalista che ha sempre cercato di raggiungere il pubblico più popolare, ma con riguardo anche ai temi più impegnati, dall’economia alla politica, e sempre con lo sport privilegiato la domenica e il lunedì.
Ricordiamo tra i tanti “A tavola con noi”, curato da Vincenzo, noto Pinti, Frigo giornalista di lunga carriera, esperto di turismo ed enogastronomia.
Guliano Marongiu (nella foto) si è affermato con “Ammentos” dedicato alla cultura, sul filo della memoria, ricordi dei personaggi, degli artisti, degli uomini e delle donne che hanno lasciato un segno nella storia della Sardegna e con “Anninora“, una vetrina di folclore, musica, canto e ballo sardo.
La giornalista Carmina Conte ha condotto “Arasolè” (cronaca, politica e società) e poi “Sportello impresa” puntando sull’economia e il lavoro.
Due giornalisti affermati e che hanno svolto anche il ruolo di direttori, quali Sandro Angioni con “Cari Sardi, cara Sardegna” e Nicola Scano con “Cara Sardegna” hanno dato spazio alla politica e all’attualità. Più di recente “Cronache dal palazzo” con Mario Cabasino, che ha raccontato i fatti e i retroscena della politica regionale,
Un’ottima vetrina per l’Isola è stato “Di parco in parco” condotto da Luca Pinna in collaborazione con l’Assessorato della difesa dell’ambiente della Regione, un viaggio tra i parchi, le riserve naturali e le aree marine protette. Sul tema ambientale ecco “Scoprire“, trasmissione ideata e condotta da Marcello Polastri, che ha girato tutti i comuni della Sardegna, esplorando siti storici e archeologici, svelando storie inedite, misteri e leggende, per poi calarsi con le telecamere nei sotterranei e nelle miniere meno esplorate, con escursioni anche nella penisola e in qualche raro sito d’Europa, per dare un’apertura d’internazionalità ad un’emittente locale quanto ambiziosa,
Tra gli appuntamenti leggeri Angelica Lai, presentatrice di numerosi eventi di spettacoli e culturali, ha condotto “Ballo ballo” dedicato alla danza. Infine da ricordare il “Tg dei ragazzi” a cura di Gianluca Medas che ha visto tra i protagonisti un giovanissimo Flavio Soriga che diventerà un affermato scrittore.