A Giorgio Pisano, storico inviato, ex-vicedirettore dell’Unione Sarda e maestro di una generazione di cronisti, scomparso il 20 agosto 2016 a soli 66 anni, è stata dedicata la sala conferenze del “suo” giornale nella sede di “via dei Giornalisti” a Santa Gilla dove spesso vengono ospitati gli incontri organizzati dall’Ordine per l’aggiornamento professionale. Un caso raro di intitolazione di un luogo simbolo, in un certo senso, a poco tempo dalla morte del personaggio. Un gesto significativo della stima dell’azienda nella persona dell’editore Sergio Zuncheddu che così ha voluto rendere omaggio ad una delle sue firme più autorevoli e conosciute e dell’affetto dei colleghi per una figura assai rappresentativa della categoria.
Altrettanto rapidamente si aggiunge una interessante tesi con cui la neodottoressa Francesca Virdis si è brillantemente laureata nel 2019 per la triennale in Lettere Moderne. Non è un caso che il docente con cui ha preparato il lavoro sia il prof. Pietro Picciau, titolare della cattedra di Teoria e tecnica del linguaggio giornalistico, giornalista e romanziere, che di Giorgio Pisano fu tra gli allievi prediletti e spesso prescelto come collaboratore di fiducia in redazione. Quando la studentessa gli ha proposto il tema della sua ricerca a conclusione del ciclo di studi, ha accolto favorevolmente e con entusiasmo l’idea. Una tesi non facile per l’abbondanza del materiale documentale (articoli, libri, interviste) e per il personaggio, così poliedrico e complesso. Pisano che all’Unione ha percorso tutte le tappe sino a diventare vicedirettore, amava definirsi con una parola: cronista. E così chiese di essere citato nello scarno necrologio dei familiari apparso in quelle pagine del suo giornale il 21 agosto del 2016.
Cronista, capo della Cronaca di Cagliari, inviato speciale, responsabile della redazione web nel periodo degli albori (2001-2002) quando si tentò di realizzare un notiziario online fatto da veri professionisti, sino ai vertici del giornale. Non fu mai nominato direttore, benché il suo nome circolasse con insistenza ad ogni giro di poltrona, forse perché il suo carattere intransigente e non incline ai compromessi della direzione e della politica per quel ruolo non erano considerate qualità quanto un limite. Ma chi può dirlo? Lui stesso non sembrò mai preoccuparsi né manifestò interesse per firmare il giornale, quanto invece aveva cara la sua firma per i servizi e le interviste a tutta pagina.
In pensione da qualche anno, Pisano curava ancora una rubrica per il giornale per il quale alla fine ha lavorato per quarant’anni. Celebri le sue interviste a personaggi famosi ma anche del tutto sconosciuti. Nel 2014 ha vinto il premio Alziator per il suo libro “La verità imperfetta”, apprezzati e distribuiti anche col giornale alcuni dei suoi libri più noti.
Ed ecco che questa tesi serve a mettere a fuoco la figura dell’uomo e del giornalista. La giovane autrice spera di continuare il lavoro con maggiori approfondimenti che potrebbero concretizzarsi con un vero libro. Intanto qui pubblichiamo la sua introduzione che già illustra per grandi linee i contenuti dello studio e più sotto anche l’indice per capire il percorso della ricerca.
L’eredità di un cronista: un’analisi del contributo di Giorgio Pisano al giornalismo sardo
Introduzione della tesi
Con il presente lavoro si intende riportare alla luce il prezioso contributo fornito al giornalismo sardo dal cronista Giorgio Pisano, scomparso ad agosto 2016 ad appena 66 anni. Quarant’anni di questi furono dedicati al quotidiano “L’Unione Sarda”, per il quale – districandosi fra alcuni dei casi più delicati e complessi della nostra storia – riportò delle cronache mirabili per onestà intellettuale, rigore professionale, autonomia di giudizio, insieme a quel nitore di scrittura e all’indubbio talento narrativo che nel corso degli anni lo portarono ad affiancare all’attività di cronista quella di scrittore.
Così le sorti dell’uomo e quelle del giornale, amato anche nei momenti più bui dell’ “esilio dal Terrapieno”, si legarono tanto indistricabilmente da lasciare un’impronta indelebile l’uno sull’altro. Tanto che ancora oggi, tra le pareti della redazione del quotidiano cagliaritano, un’intera generazione di giornalisti si definisce orgogliosamente “allieva” degli insegnamenti di Giorgio Pisano. Quali? Il rifiuto di qualsiasi forma di improvvisazione e servilismo, l’obbligo del cronista di mantenersi obiettivo senza privarsi di umanità e partecipazione emotiva, la necessità di restare sempre fedeli a sé stessi.
«Il segreto è avere sempre la schiena dritta»1 diceva ai più giovani, e poi, sostenendo il primato dell’oggetto della scrittura sul mezzo: “(…) penna, matita, macchina da scrivere o computer, il discorso non cambia. Se fai il cronista devi raccontare quello che vedi. E possibilmente indossare scarpe comode per andare in giro” .
Una cospicua parte della fase di raccolta delle informazioni utili all’elaborazione della tesi è stata dedicata alla ricerca e catalogazione delle fonti scritte e orali. In particolare, la mia attenzione si è soffermata sugli articoli firmati da e su Giorgio Pisano in consultazione all’Archivio Storico dell’Unione Sarda, quindi ai generosi contributi di colleghi, amici, familiari e lettori che hanno acconsentito a tratteggiare il loro personale ricordo del giornalista attraverso alcune testimonianze appositamente raccolte.
Nella successiva fase di stesura, a fronte della vastità del materiale raccolto e dell’impossibilità di trattare l’interezza della materia in modo adeguatamente approfondito, si è giunti quindi alla necessaria individuazione e selezione dei più importanti casi di cronaca affrontati da Pisano, in un arco temporale che dalla sua assunzione nei primi anni ‘70 conduce fino alla tarda estate del 2016. Una stagione lunghissima, che interseca il toccante reportage fotografico sul degrado e l’alienazione degli ospiti del manicomio di Villa Clara, realizzato dal giornalista, appena 26enne, e dall’indimenticato fotografo de “L’Unione Sarda” Josto Manca, con le cronache di alcuni dei casi più efferati di nera, svolte da inviato speciale.
Gli anni ’80 portarono Pisano alla scoperta del piano segreto per l’evacuazione della Maddalena in caso di incidente atomico e del piano di evasione del principe della mala milanese, Renato Vallanzasca, dal carcere di Badu’e Carros.
E poi i sequestri: dall’intervista al cantautore Fabrizio de Andrè (la prima dopo la liberazione), a quella esclusiva all’imprenditore bresciano Giuseppe Soffiantini, sino al piccolo Farouk Kassam, che solo da Giorgio Pisano accettò di farsi intervistare.
In questo universo iridescente di vite battute a macchina, ci si imbatte così sia nella lettura delle alterne vicende di personaggi illustri, le cui esistenze hanno, a vario titolo, segnato le sorti della Sardegna, quanto in quelle di perfetti sconosciuti: umili, reietti, emarginati, ma anche persone straordinariamente normali di cui seppe tratteggiare sfumature di comune, eppure non meno suggestiva, quotidianità. «Sono un dipendente da scrittura» ammise sull’emittente Videolina, intervistato dalla giornalista Teresa Piredda in qualità di vincitore del Premio Alziator 2014 per “La verità imperfetta”.
Sebbene il passaggio del prezioso testimone dell’esperienza non si sia esaurito alla prima corsa generazionale e continui a costituire un faro per il giovane cronista, è naturale chiedersi cosa sia rimasto, oggi, del coraggioso giornalismo propugnato da Giorgio Pisano. Quanto dei suoi insegnamenti sia sopravvissuto alla sua prematura dipartita, quanto imperfette possano essere le verità con le quali il cronista è tenuto a confrontarsi e in che modo sia possibile preservare questa preziosa eredità deontologica, sono domande alle quali soltanto sensibilità e coscienza insite nell’intimo di ciascun giornalista potranno rispondere.
Ciò che persiste, al di là di ogni retorica, è il ritratto di un “uomo della soglia”, il cui compito è consistito nell’«inquietare tanto quelli che ritengono di essere dentro la casa della luce, quanto quelli che ritengono di esserne fuori», ma più di qualsiasi altra cosa, un uomo che amò il suo mestiere letteralmente fino alla fine. Ripercorrerne la carriera, attraverso le memorie di quanti lo incrociarono lungo il suo cammino, significa riconoscere un’eredità tanto necessaria quanto gravosa da cogliere: il suo esempio.
In allegato pubblichiamo il Pdf delle fonti (anche inedite raccolte dall’autrice), della bibliografia e della sitografia:
INDICE DELLA TESI
Introduzione
- La dittatura silenziosa (1969-1974) 1
- Nino Rovelli e il controllo della stampa 1
- Nel campo dell’editoria 2
- La lotta per la libertà dell’informazione e la nascita di “Tuttoquotidiano” 3
- La controffensiva de “L’Unione Sarda” 5
- Ricordi di gioventù 7
- A scuola dal “Professore” 7
- Teatro, avanguardia e contestazione 10
- Al “Ballo” dei matti: cronache dal manicomio di Villa Clara 12
- Un invito all’Hotel Supramonte 16
- Le lunghe attese e le “raffiche impietose di telefonate” 18
- “Molto sapone e nervi saldi”: il ritorno del colera a Cagliari 22
- Dentro la notizia 27
- Verso gli anni ‘80 27
- La visita in Sardegna di Giovanni Paolo II 28
- Tra le macerie di Stava 30
- Nell’era del computer: “diverso mezzo, stessa scuola” 33
- Il dovere del superstite 35
- Il prezzo di una schiena dritta 38
- Sul molo del “Moby Prince” 38
- “Che tu saprai quanto quell’arte pesa”: cronache dall’esilio 41
- Un “pensiero privato” per Aldo Scardella 45
- La parabola del giudice Lombardini 47
- Ritorno a casa 51
- L’ex sequestrato e l’analfabeta 51
- “Non ci sto” 56
————————————————-
Chi è l’autrice
Francesca Virdis, 25 anni, laureata in Lettere Moderne, frequenta la Magistrale in Filologia e Letterature Classiche e Moderne di Cagliari. Da gennaio 2019 giornalista pubblicista. Collabora da tre anni con “L’Unione Sarda”, come cronista da Guspini. In passato ha scritto per alcuni periodici locali e svolto attività di addetto Ufficio Stampa per la no profit romana “Fondazione Con il Sud”. Direttore responsabile della sezione “Bambini” e “Adulti” di “In punta di piuma”, giornale web a cura dell’ associazione di volontariato di Arbus “Angeli nel Cuore”. Nel suo futuro – dice – c’è la volontà di cercare di svolgere al meglio la professione di giornalista e migliorare la sue capacità, magari all’interno di una redazione.