La prima testata isolana, così come può essere inteso un giornale moderno con notizie di cronaca e commenti, uscì nel gennaio-febbraio del 1793, mentre la flotta francese attaccava Cagliari, Ma ne uscirono solo tre numeri con la cronaca degli avvenimenti di quei drammatici giorni. Una vita brevissima per quel foglio in cui apparvero i primi articoli con notizie e considerazioni sugli eventi in corso, determinata dall’accusa di aver falsato i fatti militari per attribuire i meriti delle vittorie ai piemontesi e a misconoscere l’apporto della popolazione locale schierata con i miliziani e i volontari a difesa della città. Ad ogni modo con quel foglio uscito col primo numero il 25 gennaio 1793, ebbe inizio l’era della carta stampata.
La ricostruzione della nascita e morte del “Gazzettino ebdomadario di Sardegna” compare nel numero del 1996 dell’Almanacco di Cagliari, che meritoriamente nella sua collezione presenta numerosi saggi sulla stampa, sul giornalismo e i giornalisti della Sardegna. Il volume pubblicato annualmente da Vittorio Scano (si veda il post presente in questo sito) dedica un interessante articolo al Gazzettino, firmato da Giuseppina Catani, appassionata ricercatrice, ex funzionaria archivista presso l’Archivio di Stato di Cagliari.
In realtà, come scrive Giuseppina Fois nella storia del “Giornalismo sardo” nell’Enciclopedia edita da Della Torre, c’era stato un precedente nel 1778 col Giornale Enciclopedico, un foglio con intenti divulgativi e e didattici. Ma è il Gazzettino che nel 1793 si propone come esperimento giornalistico vero e proprio, seguendo gli esempi di fogli già pubblicati nella penisola, in Inghilterra e Francia. Nel 1795 uscirà poi l’Almanacco Parnasiano. «Esperimenti – sottolinea Fois – a metà tra l’esercizio letterario e i primi, sparuti accenni a un’informazione siappure molto sintetica».
Bisogna attendere poco, tuttavia, per vedere una nuova testata che nasce con l’ambizione di fare informazione: si tratta de Il Giornale di Sardegna, pubblicato tra il 1795 e il 1796, organo del movimento angioino, Era un gazzettino politico redatto da quattro stretti collaboratori dello stesso Giomaria Angioy e diretto dal teologo Giuseppe Melis Atzeni che rifletteva, almeno in parte, la linea progressista degli Stamenti nel drammatico periodo della rivolta contro i piemontesi (celebrato ogni 28 aprile con la festa de Sa die de sa Sardinia, stabilita con legge regionale del 1993). I suoi contenuti furono quegli stessi che animarono in quei mesi la battaglia antifeudale. Di questo giornale, la cui testata compare quattro volte nel corso del tempo, parliamo ampiamente in diversi post del presente sito.
Possiamo dire che il giornale di Angioy proseguì l’esperimento iniziato con toni opposti perché filo-piemontese, dal Gazzettino ebdomadario. Dopo queste tre testate, conclusi i moti angioini e gli avvenimenti rivoluzionari, si deve attendere il nuovo secolo, per vedere nascere altre testate, a partire dal 1812 col Foglio periodico di Sardegna, in pieno periodo napoleonico e con la corte sabauda ancora ospite a Cagliari.
Nasce il Gazzettino ebdomadario
Ma torniamo all’oggetto di questo post, dedicato all’esperienza del Gazzettino ebdomadario. Questa parola, ormai desueta, significa “pubblicazione settimanale”: deriva dal latino tardo hebdomadarius settimanale, da hebdomada settimana, che viene dal greco hebdomàs gruppo di sette. Ormai nella lingua moderna è stata soppiantata dal più facile “settimanale”.
Nel suo bel saggio Giuseppina Catani ricostruisca la breve vita del giornale che doveva essere un settimanale e del quale invece si stamparono solo tre numeri: 25 gennaio, 8 e 22 febbraio. Fu pubblicato dalla Reale Stamperia, realizzato per intero dal comitato di redazione composto dal “direttore” Vincenzo Valsecchi, segretario di Stato quindi una delle massime autorità dell’apparato governativi sabaudo, e Antonio Maria Sartoris, applicato nella segreteria, considerato l’autore degli articoli.
La novità dovette essere ben accolta perché a Cagliari arrivavano pochi giornali: le Gazzette di Livorno, Firenze, Cesena e Berna. All’inizio il giornale elogiò a varie riprese il valore dei sardi. Ma i lettori più attenti non mancarono però di scagliarsi subito contro il giornale per quella che si presentava come una sfacciata adesione alla politica piemontese.
Nel primo numero elogiò il valore dei sardi per un episodio nei pressi di Sant’Antioco: “Tremila uomini a cavallo e varie centinaia di fanti disposti a morire per la difesa dello Stato, per la gloria del migliore dei Re e per l’amore della Nazione…” si schierarono per respingere i francesi. Al contrario era opinione diffusa che il viceré Balbiano nulla avesse fatto per opporsi alla minaccia e solo le ripetute riunioni degli Stamenti e la fermezza delle loro decisioni lo avessero obbligato a muoversi in tal senso.
Alcuni decenni più tardi (1842) Giuseppe Manno ricordando l’attacco francese lamentava che «il Gazzettino ebdomadario di Sardegna (che scrivasi dall’avvocato Sartoris, applicato a quella segreteria di Stato) riferisse a precise note che le lancie erano stato respinte da quelle due granatiere, alcuni risero, la maggior parte mormorarono di quella menzogna, specialmente perché parea diretta a magnificare le sole truppe straniere. Anzi la deputazione dello Stamento faceva energiche rimostranze al viceré perché sopprimesse il “Gazzettino Bugiardo!”».
ll secondo numero dell’8 febbraio fu dedicato in buona parte agli avvenimento del 27 e 28 gennaio e in particolare al terribile bombardamento del 28.
Il terzo e ultimo numero uscito il 22 febbraio, abbastanza velocemente, descrisse gli avvenimenti tra il 9 e il 21 febbraio nonostante in quel periodo si fossero svolti i fatti decisivi per la sconfitta dei francesi. Ma il racconto non viene ben accolto suscitando sdegnate reazioni.
La protesta non si fece attendere e – come ricorderò Vittorio Angius – i deputati dello Stamento si dolsero del Gazzettino ebdomadario «dove si erano descritti i fatti della guerra, ma si fossero fatte molte e gravi alterazioni, negandosi al popolo e a molti individui la lode meritata e che l’autore del gazzettino sopprimendo molte cose, di non lieve momento, parea volesse scemare la gloria dei Sardi».
La fine del giornale
«L’accusa – sottolinea l’Agnus – apparentemente diretta contro il gazzettiere portava più in alto miravando a quelli che ispiravano lo scrittore e ne rivedevano gli articoli. Questa ingiustizia conosciuta dal popolo, destava dei mali umori, che si covarono». Così un mese esatto dall’ultimo numero, il 22 marzo, il viceré Balbiano si trovò costretto a comunicare a Torino l’avvenuta sospensione del periodico. Il malcontento dei sardi sfociò, come è noto, nella rivolta del 28 aprile dell’anno dopo e nella successiva cacciata dei Piemontesi dall’isola.
Ma perché il Gazzettino – si chiede la Catani nella sua analisi storica – ebbe un’accoglienza così poco benevola? Era davvero tanto bugiardo e di parte nella narrazione degli avvenimenti o forse il suo destino era già segnato per il fatto stesso di aver visto la luce in un momento storico così cruciale quando il malcontento dei sardi nei confronti dei piemontesi si faceva ogni giorno più evidente e ogni occasione si rivelava buona per dimostrare ai Savoia che, in qualche modo, si voleva cambiare pagina?
Le fake news dell’epoca
Numerose furono le critiche per le bugie che oggi verrebbero definite fake news! Più precisamente, riguardo ai provvedimenti presi dal viceré Balbiano allorché si affacciarono le prore delle navi francesi nel golfo di Cagliari il Gazzettino riferiva: «Non si può esprimere quanto una tal vista abbia scosso la Nazione; il vigile Governo nel momento stesso che si videro le navi francesi, spedì messi ai villaggi vicini per radunare le Milizie ed inviarle alla difesa… Si sono raccolti in breve tremila uomini a cavallo e varie centinaia di fanti tutti disposti a morire per la difesa dello Stato e per la gloria del migliore dei Re e per l’amore della Nazione». Al contrario era opinione diffusa che il Balbiano quasi nulla avesse fatto per opporsi alla minaccia.
In conclusione – scrive la studiosa – bisogna ammettere che il giornale dovette assolvere ad un compito ingrato: quello di informare delle vicende belliche un pubblico formato da sardi e piemontesi, due Nazioni che soffrivano di una vicendevole diffidenza e poco propense a farsi qualsiasi concessione.
Curioso destino quello del Gazzettino: così tanto denigrato che ancora oggi se ne parla solo per ricordarne le falsità. Eppure quella modesta pubblicazione rappresentò un elemento del tutto nuovo nel depresso panorama di fine Settecento. Esso infatti inaugurò la stagione dei giornali nella nostra Isola. Fatto sicuramente rilevante se si tiene conto che allora da noi la circolazione delle idee praticamente non esisteva.
Ma aprì la strada ai giornali moderni
Pur con i suoi limiti tuttavia ebbe l’effetto di aprire la strada ad altre iniziative editoriali: due anni dopo uscirà il Giornale di Sardegna su iniziativa degli Stamenti per divulgare le notizie sui drammatici avvenimenti del 1794-95: veniva distribuito a Cagliari ogni giovedì e nelle altre parti del Regno all’arrivo del Corriere. Successivamente, dal 28 gennaio 1822 al 28 luglio 1823 uscirà il “Foglio periodico di Sardegna”, redatto da Adolfo Palmedo, che svolgeva la sua attività pubblicistica al servizio degli inglesi. con l’intento di fare una decisa propaganda contro la Francia e Napoleone. I giornali come strumento di conoscenza politica e di notizie, tutti periodici sino a oltre metà dell’Ottocento, entrarono nella vita quotidiana dei sardi contribuendo alla diffusione della cultura, dell’informazione e alla costruzione – come sostiene lo storico Francesco Atzeni – dell’identità dei sardi.
Per un maggior approfondimento ecco il il PDF dell’articolo di GIUSEPPINA CATANI pubblicato sull’Almanacco di Cagliari, edizione 1996.