Dunkirk, Caporetto, storia di ritirate

Spunti dal film che fa discutere

Fa discutere il film “Dunkirk” in programma con grande successo di pubblico in tutti i cinema. Un successo mondiale annunciato (sinora ha già incassato oltre 400 milioni di dollari) visto che si tratta di uno spettacolare kolossal firmato dal regista britannico Christopher Nolan, quello della trilogia di “Batman” e di altre pellicole ad effetti speciali. Bellissimo e grandioso, come ha scritto Bernardo Valli, il decano degli inviati di guerra italiani sottolineando però che <la realtà storica è meno epica di quella esaltata nel film>. Una critica in gran parte favorevole, perché Nolan se non altro ha il merito di aver riproposto in chiave moderna e originale, grazie alle tecnologie e ai mezzi, una vicenda che ancora oggi addolora inglesi e francesi.

 

In passato il cinema se ne era occupato solo con due film, usciti nel 1958 e nel 1964, raramente visibili. Non sono mancate alcune voci di pesante critica quale Goffredo Fofi che definisce “Dunkirk” <un film brutto e detestabile per molti motivi>, a partire dal titolo. Perché intitolare col toponimo inglese invece che col francese Dunkerque, essedo una località del Nordest della Francia?

Comunque sia, il gran merito del film è dunque di aver voluto ricordare una drammatica pagina della Seconda guerra mondiale, dimenticata o ignorata dal cinema perché rievoca una sconfitta e un momento davvero cruciale del conflitto che vedeva i nazisti avanzare su tutti i fronti e ricacciare gli inglesi Oltremanica. E con loro quanto rimaneva dell’esercito francese. Si trattò della prima Brexit della storia.

La battaglia del 26 maggio – 3 giugno 1940 sulle spiagge di Dunkerque si può leggere in varie versioni: una tragica disfatta oppure un’eroica evacuazione che consentì di portare in salvo in Inghilterra 400 mila uomini, di cui 115 mila francesi.

Dunkerque fa discutere come in Italia quando si parla della battaglia di Caporetto (l’anniversario del centenario il prossimo ottobre), nel linguaggio comune sinonimo di disfatta, ritirata, catastrofe. Gli studi più recenti invece portano a rivalutare quella ritirata che consentì all’esercito italiano di mettersi in salvo oltre la linea del Piave e da lì, nel giro di due settimane, di dare il via all’offensiva finale.

dunkir commento

Se vogliamo il film di Nolan è un film di guerra, ma non una ricostruzione bellica quali altri su battaglie famose perché ci racconta i fatti attraverso le personali vicende di tre storie simboliche. Al regista interessa mostrarci il carattere e il coraggio degli uomini, in gran parte giovanissimi, che si ritrovarono a sopravvivere in quell’inferno. Ed anche esalta lo spirito britannico che consentì agli inglesi di fermare i nazisti ormai giunti davanti alle loro coste.

Dai porti britannici per Dunkerque partirono a migliaia, a bordo di ogni genere di imbarcazioni (a motore, a vela, pescherecci, yacht), tutti insieme appassionatamente come in una gara sportiva per recuperare e portare in salvo i loro soldati. In palio non c’erano coppe, ma la vita di 400 mila uomini e – come disse Churchill in un discorso alla radio – il futuro della Nazione. Al di là di ogni critica o analisi, Nolan è ruscito a trasmetterci questo messaggio indirizzato ai tanti giovani che affollano le sale e che poco o niente sanno di quella tragica e nello stesso tempo gloriosa ritirata.

Fonti:

Da L’Unione Sarda, 17.09.2017

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