Cultura, il sogno di Carbonia

La sfida nazionale della città mineraria

Il rilancio dell’economia, quando riusciremo a superare l’emergenza pandemica, passa per il turismo. Su questo non ci sono dubbi, soprattutto per l’Italia dove l’impatto diretto del settore vale il 5,5 per cento del Pil e il 6,5 per dell’occupazione. Al di là delle cifre, quanto sia importante per la nostra economia si vede ovunque nelle nostre città dove i turisti nei mesi scorsi sono diventati merce rara e preziosa. La Sardegna non fa eccezione.

Per questo ogni opportunità sarà da sfruttare al massimo e ogni finanziamento da utilizzare con oculatezza. Il titolo di “Capitale della cultura italiana” è una di quelle iniziative che, oltre a portare nelle casse del comune vincente un milione di euro, attira per un anno molti turisti e costituisce un eccezionale volano promozionale che dura nel tempo. Inoltre, questo titolo attira altri investimenti a catena per accompagnare mostre, spettacoli ed eventi. 

«In tutte le sue edizioni la Capitale della cultura ha innescato meccanismi virtuosi tra le realtà economiche e sociali dei territori. Non è un concorso di bellezza, viene premiata la città che riesce a sviluppare il progetto culturale più coinvolgente, più aperto, innovativo e trasversale», aveva sottolinea il ministro dei Beni e delle Attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, durante la presentazione della prossima edizione slittata al 2022 a causa della pandemia. Per questo motivo l’evento assegnato a Parma per il 2020 resterà per decreto governativo nella città emiliana anche per l’intero 2021. In segno di solidarietà con i due comuni più colpiti dal Coronavirus il medesimo decreto ha già attribuito il titolo per il 2023 a Bergamo e Brescia.

Dunque, in palio ora c’è il concorso per il 2022 che vede in lizza anche Carbonia. Sono 28 le città in corsa. Il 12 ottobre si conosceranno i nomi delle dieci finaliste dalle quali il 12 novembre uscirà la vincitrice (potrebbe essere più di una). Nel 2015 – anno della sua istituzione – anche Cagliari si fregiò del titolo insieme a Lecce, Perugia, Ravenna e Siena; nel 2016 toccò a Mantova; nel 2017, a Pistoia, nel 2018, a Palermo. I benefici ottenuti dalla nostra città furono importanti. Certo, finanziamenti e programmi non sono così consistenti come per l’analogo concorso per la capitale d’Europa che nel 2019 ha visto protagonista l’italiana Matera con uno eccezionale successo turistico. Ma nell’attuale panorama economico anche il titolo “nazionale” fa gola a tutti, grandi o piccoli comuni che siano. Per questo Carbonia si gioca una carta pesante, puntando la sua candidatura sull’originalità dell’immagine di città di fondazione creata in una zona bonificata dal regime fascista per dare impulso all’attività mineraria nazionale. Con un contorno di assolute bellezze naturali e archeologiche.

Ci conforta l’entusiasmo degli amministratori e della popolazione, facciamo il tifo per loro, ma obiettivamente è una partita durissima. Basta vedere l’elenco delle 28 partecipanti: tutte con una storia secolare se non millenaria alle spalle, paesaggi straordinari, architetture di chiese, palazzi e monumenti che figurano nei manuali di storia dell’arte. 

L’Italia, si sa, è tutta bella. Alcune parti sono più belle di altre, ma fare una classifica è quasi impossibile. In questo contesto il sud compete alla grande col resto della penisola e nel caso di un’elezione politica avrebbe già la maggioranza. Dieci città in gara: con cinque svetta la Puglia, tre la Campania, una la Basilicata e una la Calabria. Ma anche la Sicilia non scherza con quattro candidature. Il Centro si difende con otto: due per Lazio e  due per Marche, una per Molise e una Abruzzo. Il Nord gareggia solo con tre città: Verona, Pieve di Soligo (Treviso) e Verbania. 

Forse i lumbard e i leghisti più puri avrebbero qualcosa da dire. Ma come si fa a non meravigliarsi dei tesori barocchi di Scicli e Modica, entrambe cittadine siciliane della Val di Noto ed entrambe insignite del titolo di Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco? Come trascurare Padula (Salerno) che vanta San Lorenzo, la più grande certosa d’Italia? O la pugliese Trani col magnifico duomo romanico sul mare? Solo per citarne tre, quasi a caso. Con tutto il comprensibile ottimismo, obiettivamente sembra una sfida con poche speranze. Ma perché no?

Dai Carbonia, con le tue gallerie di un passato di fatica e miseria, la tua urbanistica esempio razionalista del Ventennio, le tue tradizioni di gente fiera e lavoratrice, le aree archeologiche di Sirai. Comunque andrà, sai che hai già vinto. 

 

Fonti:

L’Unione Sarda, 07.10.2020

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