Caro, vecchio, amico libro di carta

Intramontabile regalo di Natale

Finite le feste restano i regali natalizi. Chi più, chi meno. Ma di certo molti avranno ricevuto il più tradizionale e intramontabile dono, nonostante l’avanzare fagocitante di internet: un libro. Sì, il caro, vecchio, amato libro di carta. Da leggere subito perché ben recensito o d’attualità, il classico bestseller di cui tutti parlano, il giallo o un romanzo autobiografico scritto da un amico e acquistato inevitabilmente al “firma copie” alla fine di una delle tante presentazioni dell’autore. Ci sono poi i libri da mettere in lista d’attesa tra quelli in corso di lettura, sul comodino per accompagnarci al sonno e nella libreria di casa, ormai sfondo preferito per i collegamenti video in streaming.

Scrive Umberto Eco che di libri se ne intendeva: «Nella vita ci sono cose di cui occorre avere sempre una scorta abbondante, anche se ne useremo solo una minima parte. Se, per esempio, consideriamo i libri come medicine, si capisce che in casa è bene averne molti invece che pochi: quando ci si vuole sentire meglio, allora si va verso l’ “armadietto delle medicine” e si sceglie un libro. Non uno a caso, ma il libro giusto per quel momento. Ecco perché occorre averne sempre una nutrita scelta!».  

Il libro ha altri pregi: se non interessa o già letto si può collocare in alto negli scaffali, ma pronti a ritrovarlo e riporlo in evidenza qualora arrivasse l’amico del regalo o peggio lo scrittore. Inoltre si può riciclare senza offendere il donatore e con la certezza di non sbagliare. Male che vada continuerà la sua strada di mano in mano. Unica avvertenza: attenzione che non ci sia una dedica personale. 

Detto questo, siamo convinti che il libro sia un bene assoluto e, come afferma il nuovo presidente dell’AIE, Innocenzo Cippolletta, «è uno dei mezzi meno deperibili della storia, non ha praticamente scadenza: si tratta di farlo vivere per una vita in modo che possa trovare nuova linfa in sempre nuovi lettori».

Cippolletta dopo la recente nomina a capo dell’Associazione editori, traccia un quadro positivo sullo stato di salute dell’editoria libraria in Italia, un comparto tutto sommato buono, così come indicano le percentuali positive sui lettori di libri. Inoltre sostiene l’esigenza di considerare l’editoria libraria come una vera industria e che il fenomeno della concentrazione in grandi gruppi è logico e benefico, sottolineando peraltro che «c’è sempre un 47% degli editori italiani che rimangono indipendenti e che la soglia di accesso a diventare editore si è positivamente abbassata». Peccato che per un piccolo-medio editore entrare in una libreria di catena è sempre più difficile. Se non sei nel giro delle grandi case resti fuori dal mercato nazionale, mentre per quello regionale gli autori sono costretti ad autentici tour de force di presentazioni pur di vendere qualche centinaia di copie. Insomma è evidente che in Italia esista una criticità profonda in termini di diffusione e tutela della biodiversità culturale dettata dal mercato da cui dipende la diffusione del titolo. In altri Paesi europei o anche negli Stati Uniti non c’è questo tipo di concentrazione di editori, distributori, retailer (venditori al dettaglio). In Francia i librai vengono aiutati per aperture o ristrutturazioni dei loro punti vendita con finanziamenti in parte a fondo perduto: solo lo scorso anno 535 librerie indipendenti hanno ricevuto interventi pari a 46 milioni. «L’editoria libraria – dice ancora Cippolletta – è il comparto culturale più importante del nostro Paese, ma è quello che riceve meno supporti. Il Fondo Nazionale Spettacolo per il 2023 ammonta a circa 420 milioni di euro, il fondo Cinema e Audiovisivo a 720 milioni, mentre sommando Bonus Cultura e sussidi alle biblioteche arriviamo a superare di poco i 230 milioni». 

In questo quadro è necessaria una rinnovata intesa tra editori grandi e piccoli, politici e gli stessi autori, per promuovere un vero, grande progetto per la lettura nel nostro Paese, che ha bisogno di investimenti. Insomma, Natale tutto l’anno per arrivare ai traguardi dei francesi e degli altri Paesi europei.

Fonti:

L’Unione Sarda, 28.12.2023

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