Caro vecchio amico libro

Più lettori, ma l'editoria crolla al tempo del coronavirus

Vecchio, amico libro. Nei momenti più difficili ci sei sempre tu. Anche in questi giorni di clausura in un mondo attaccato dal coronavirus. Costretti per ore davanti alla Tv e al computer, tra notiziari dei tg e programmi di ogni genere che cercano di spiegarci le cause di questa terribile pandemia, ci aggiornano sui dati di contagi, ricoveri, decessi e quant’altro, ci allarmano per la mancanza di tamponi e mascherine, ci ricordano di seguire le ordinanze e quindi di restare a casa. Ed ecco che, nell’arco di queste interminabili giornate scandite dai tempi delle conferenze stampa di Borrelli, la lettura diventa un momento magico da dedicare a se stessi o a un familiare col quale stiamo condividendo le difficoltà di stare a casa. È l’occasione per riprendere un romanzo di quei classici che si è cominciato tante volte e mai finito. Per tuffarsi nella serie dell’autore preferito chiunque sia, da Elena Ferrante a Montalbano, dai giallisti nazionali ai bestseller americani o svedesi, dalle ristampe di Simenon agli intramontabili di Agatha Christie. C’è il tempo per leggere le favole ai figli piccoli o per convincere i dodicenni che le avventure dei tre moschettieri di Dumas e dei corsari di Salgari, con cui siamo cresciuti, sono i migliori romanzi di sempre. C’è il piacere di ascoltare un audiolibro in compagnia della famiglia o di scegliere un titolo tra la valanga di offerte su tutte le piattaforme ebook, meravigliati di avere migliaia di volumi a portata di clic, ma finendo poi per scegliere a caso.  

Quanti di voi bibliofili avranno approfittato di questi giorni sospesi per fare ciò che si rimanda ogni anno: sistemare la libreria. Che non è semplice, ma è un lavoro faticoso e lungo. Perché non si tratta di mettere giù centinaia di libri, ma di ricollocarli in ordine e con metodo. È l’ora di selezionare quelli da regalare (mai buttare!) e per ritrovare l’autore che stavate cercando da anni. Indecisi tra averlo prestato o messo da parte, prima che qualcuno (di solito una moglie in trip di pulizia) l’avesse infilato a caso nella scansia dei volumi mai aperti dei filosofi marxisti anni ’70. 

Alla fine, però, il libro è sempre lì che ti aspetta nella tua libreria, difeso a spada tratta dalle pressioni di chi vorrebbe fare spazio in casa e in attesa del momento giusto che prima o poi arriverà. Col coronavirus è arrivato all’improvviso, come una piacevole riscoperta tanto che molti al telefono si dicono impegnati se non a cucinare, quanto meno a leggere. Un segnale positivo, perché quando si tornerà alla normalità uno dei settori più colpiti sarà l’editoria. Proprio nel periodo in cui sembra che si legga di più, i comunicati dell’associazione degli editori sono catastrofici: a fine marzo stimano che nel 2020 verranno pubblicati 23 mila titoli meno dello scorso anno quando ne furono stampati 74.695. Andando bene con la ripresa della vita quotidiana si arriverà a 50 mila, quindi da da 205 a 137 al giorno. Il 64% degli editori ha già attuato o programmato la cassa integrazione. Il 31% ha cambiato il proprio piano editoriale, tagliando le uscite o riposizionandole nei mesi finali dell’anno. 

Chiuse le librerie, i librai consegnano i libri a casa, ma di fronte a una crisi economica epocale crollano anche le vendite dei canali trade (librerie online e grande distribuzione) con un meno 75% rispetto a febbraio. Gli editori hanno lanciato un Sos al governo perché nel disastro generale non si dimentichi dell’intera filiera del libro. «Questi dati parlano da soli» è il grido di dolore di Ricardo Franco Levi, presidente dell’Aie. Da più parti si levano appelli per sostenere la cultura. Non è casuale, l’allarme è evidente con la prospettiva di un tracollo inevitabile di tutto il settore. 

Carlo Figari

www.carlofigari.it

Fonti:

Da L’Unione Sarda, 10.04.2020

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