Cagliari città per gli sportivi

Un primato da difendere

Una notizia positiva pubblicata senza troppa enfasi subito dopo Ferragosto ci riempie di soddisfazione e conferma le impressioni che Cagliari e i cagliaritani suscitano nei turisti in visita per la prima volta in città. Si meravigliano di vedere tanta gente praticare sport al Poetto, tra jogging, biciclette, pattini, barche, surf e ogni genere di vele, oppure correre attorno al “Sant’Elia” e lungo le strade del centro. Ammirano i tanti campetti di calcio e basket che spuntano qua e là affollati anche di notte come l’Amsicora, Monte Mixi o i nuovi impianti di Terrapieno. E poi il complesso militare del “Rossi” e l’ippodromo (questi desolatamente vuoti, ma spettacolari per bellezza e posizione), la zona dei palazzetti e del campo Coni. E si stupiscono soprattutto per l’abbondanza di piscine pubbliche e private. Una città sul mare con tanti impianti per il nuoto? Siete la Miami d’Italia – ci dicono -,  più sportivi dei giovani californiani di Los Angeles. Qui si vive davvero bene, grazie anche al clima, in una dimensione che non ha confronto nella penisola. E via complimentandosi… Ci sentiamo fortunati con i nostri ospiti che arrivano dal freddo, almeno per questo aspetto di una città che offre un alto indice per la qualità della vita.

 

Cagliari sportiva pdf

 

E per un momento ci dimentichiamo della mancanza di lavoro, dei giovani costretti ad emigrare, dei problemi crescenti negli ospedali, dell’indice di povertà in aumento.

Ma almeno per lo sport non possiamo lamentarci. Anzi, siamo i primi in Italia a leggere le graduatorie pubblicate dal “Sole24Ore” che ha ripreso un rapporto  della società di consulenza Clas-PTS Group su un centinaio di province italiane. Cagliari, per indice di sportività, è la terza dietro le confermate Trieste e Trento, di gran lunga avanti a tutti i capoluoghi del centrosud.

Che la nostra provincia fosse tra le più sportive si sapeva visto che in passato si era già trovata fra le prime dieci, ma ora il balzo sul podio è davvero un risultato brillante per i cagliaritani, partendo dagli sportivi praticanti ai dirigenti che rendono possibile questo successo. Un giusto riconoscimento va ai nostri amministratori che nell’ultimo ventennio si sono succeduti in via Roma con grande attenzione alle strutture per lo sport e il tempo libero. Grazie per noi che, con i capelli bianchi e un po’ di pancetta, ancora frequentiamo le tante palestre, per i nostri figli e per i nipoti che neppure possono immaginare come potessero praticare le attività sportive (e diventare campioni in diversi casi) le generazioni dello scorso secolo.

Quando ragazzino negli anni Sessanta cominciai a nuotare, l’unica piscina era nelle acque scure di Su Siccu, nella vasca a mare della Rari Nantes, dove gli anziani pescavano le cozze e poco distante uscivano le fogne (non esisteva ancora il depuratore). Nessuno si ammalava per il freddo o i virus da epatite, ma certo facevo schifo. Così nel 1966, se ricordo bene, l’inaugurazione della piscina comunale all’aperto in viale Diaz fu salutata con entusiasmo. Poi anche la Rari Nantes aprì la sua e nel porto di Su Siccu si chiuse il sipario sul nuoto (proibito tuffarsi) e sulle mitiche partite di pallanuoto che spesso finivano in risse tra tifosi rarinantini e ospiti con bagni fuori programma.

La scherma si prativa nelle pedane in mezzo ai topi in una chiesa sconsacrata in via Corte d’Appello (oggi aula della facoltà di Architettura), il calcio negli sterrati pietrosi del Ferroviario o dei vigili urbani, l’atletica nel nascente campo Coni. Tutto qui, a parte la gloriosa palestra dell’Arborea e lo stadio con pista dell’Amsicora che fu teatro del Cagliari dello scudetto, prima dell’inaugurazione del “Sant’Elia”.

In quegli anni i giovani indossavano tutti la tuta blu di cotone spesso che chiamavamo, chissà perché, “canadese” ingannando i “continentali” che pensavano ad una tenda per campeggio. E le scarpe di tela Superga, poi diventate un simbolo di moda. Oggi le attrezzature sono spaziali e il diciannovenne sardo milanese Filippo Tortu corre i cento metri sotto i dieci secondi. Mezzo secolo dopo.

Fonti:

L’Unione Sarda 5.9.2018

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