I sardi che morirono alle Fosse Ardeatine

Nuovo libro sulla strage scritto da Avagliano e Palmieri
L'Unione Sarda - 23.03.2024

Massimiliano Rais con un puntuale articolo nella pagina della Cultura dell’Unione Sarda presenta l’uscita del nuovo saggio sulla strage delle Fosse Ardeatine in cui furono uccisi anche nove sardi. Le figure di questi personaggi sono state già studiate ampiamente  e pubblicate in diversi saggi e articoli dal ricercatore di Villacidro Martino Contu che ha lavorato sul tema per molti anni. In questo sito sono già presenti numerosi post sull’opera di Contu e le singole schede dei sardi martiri.

Il nuovo libro di Mario Avagliano e Marco Palmieri intitolato “Le vite spezzate delle Fosse Ardeatine. Le storie delle 335 vittime dell’eccidio simbolo della Resistenza” (Einaudi, 2024)  si aggiunge in modo meritevole al filone di ricerche sulla strage delle Ardeatine di cui, quest’anno, viene commemorato l’ottantesimo anniversario con cerimonie ufficiali a Roma e un calendario ricco di eventi in tutta Italia. Anche in Sardegna sono previsti incontri celebrativi e la presentazione del nuovo saggio. Mario Avagliano storico e giornalista campano residente nella capitale, collabora con i quotidiani Il Messaggero e Il Mattino, oltre a riviste e testate cartacee e online. Autore di numerosi saggi storici ha ricevuto diversi riconoscimenti per la sua attività di ricercatori e divulgatore: in particolare nell’aprile 2010 l’Anpi lo ha insignito del 7° “Premio Renato Benedetto Fabrizi” e nel settembre 2012 si è aggiudicato il Premio Fiuggi Storia (sezione biografie).  Marco Palmieri, molisano residente a Roma, è giornalista pubblicista e studioso di Storia contemporanea, ha lavorato per diverse testate, membro del Centro Studi della Resistenza dell’Anpi di Roma-Lazio e ha pubblicato numerosi articoli e saggi sulla deportazione, l’internamento e le vicende militari italiane nella Seconda guerra mondiale.

L’articolo di Rais


“È una primavera che fiorisce in un tempo cupo. 80 anni fa, è il 24 marzo. Il sacerdote Libero Raganella passa per caso davanti alle cave di pozzolana sulla via Ardeatina dove i tedeschi uccidono con ripetuti colpi di pistola alla testa 335 persone, tra i 15 e i 74 anni. Uccidere è sempre un atto disumano, ma questa volta per le modalità ancora di più. Padre Raganella capisce e avverte un senso di pietas. Vorrebbe entrare. Una SS di guardia lo blocca: «Non è possibile, nessuno può passare. E se pure la facessi passare lei non tornerebbe indietro e noi», dice indicando gli altri soldati, «faremmo la fine di quelli là dentro». Episodio rievocato da Mario Avagliano e Marco Palmieri, autori del libro “Le vite spezzate delle Fosse Ardeatine, le storie dell’eccidio simbolo della Resistenza” (Einaudi) da pochi giorni in libreria. Le storie di 335 martiri. «Sono prigionieri politici», scrivono Avagliano e Palmieri, «di tutte le forze della Resistenza, ebrei, detenuti comuni e civili rastrellati in quelle ore per fare numero, in proporzione di 10 a 1, più 5 per errore, come rappresaglia per l’attacco partigiano del giorno precedente in via Rasella, costato la vita a 33 soldati delle forze d’occupazione tedesche». Tra «quelli là dentro» ci sono 9 sardi che hanno concluso i loro giorni alle Fosse Ardeatine nel quarto giorno di primavera del 1944. I loro destini, già raccontati dal ricercatore Martino Contu e dal giornalista Carlo Figari, sono dentro questa nuova spoon river. Le loro storie non possono essere dimenticate. Gavino De Lunas Classe 1895, originario di Padria. Cantante molto apprezzato (l’Usignolo il soprannome). Dipendente delle Poste a Roma. Antifascista, entra in contatto con la Resistenza. Viene arrestato, rinchiuso in via Tasso, torturato prima della tragica fine alle Fosse Ardeatine”.

Ecco le nove vittime sarde citate nel volume e così ricordate nell’articolo di Rais.

Gerardo Sergi. Carabiniere, nasce a Portoscuso nel 1917. Dopo l’armistizio, come altri militari, si impegna nella lotta per la libertà e la democrazia. Arrestato, la sua vita si conclude tragicamente il 24 marzo del 1944.

Salvatore Canalis. Originario di Tula, classe 1908. Insegna Latino e Greco nei licei di Roma. Dopo la caduta del fascismo, non aderisce alla Rsi. La moglie scrive nel necrologio: “Hai additato agli italiani la via della rinascita, della speranza”.

Giuseppe Medas. Avvocato, nato a Narbolia nel 1908. Appassionato di letteratura e di filosofia. Aderisce al movimento Giustizia e Libertà dei fratelli Rosselli e di Lussu e poi al Pd’A. Viene arrestato da elementi della banda Koch.

Pasqualino Cocco. Sottufficiale dell’aeronautica, di Sedilo, classe 1920. Quando gli viene imposto di partire al Nord con i repubblichini, si taglia le vene. Viene consegnato alle SS. Muore, scrive Martino Contu, «per scoppio del cranio da colpo d’arma da fuoco nel buio delle Cave Ardeatine».

Candido Manca. Radici a Dolianova (1907). Dipendente del Ministero dei lavori pubblici dopo avere prestato servizio nell’Arma. Viene arrestato per il suo antifascismo. Nonostante le torture subite, durante ripetuti interrogatori, non si lascia sfuggire informazioni.

Agostino Napoleone. Nato a Cagliari nel 1918, ma carlofortino d’adozione. Sottotenente di vascello della marina. Non aderisce alla Rsi. Arrestato, finisce nella lista di Kappler.

Antonio Ignazio Piras. Contadino di 64 anni, nato a Illorai. Sul portale del Mausoleo della Fosse Ardeatine si legge che, dopo l’armistizio “presumibilmente” entra a far parte di una formazione partigiana (la banda Maroncelli).

Sisinnio Mocci. Fabbro, classe 1903. Comunista e antifascista. Da Villacidro va in giro per il mondo per diffondere le idee in cui crede. A Roma, dopo la caduta del fascismo, trova rifugio nella villa del regista Luchino Visconti. Viene arrestato da elementi della banda Koch. 

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