Nell’inverno del 1915 i militari sardi costruirono un vero villaggio a tre km dal fronte che chiamarono Borgo Sardegna. Aveva baracche a forma di “pinnette”, le tipiche capanne dei pastori, e persino un teatro di 1500 posti dove si tenevano recite e spettacoli mentre poco distante infuriavano i combattimenti. L’idea venne a un capitano sardo di artiglieria, Attilio Josto Satta, che ordinò di realizzarlo come un paese dell’Isola. Venne dedicato a Vittorio Emanuele III e inaugurato l’11 novembre di quel primo anno di guerra in occasione del genetliaco del re. La storia di Borgo Sardegna ho avuto modo di raccontarla nell’ultimo numero dell’Almanacco di Cagliari e nell’Unione Sarda nella pagina della Cultura di giovedì scorso.
Ho scritto di aver appreso la storia di Borgo Sardegna dagli articoli dell’epoca, il primo firmato dal tenente veneto Attilio Frescura uscito nel settimanale milanese “Gli Avvenimenti” nel marzo del 1916. Il medesimo articolo fu ripreso qualche giorno dopo dai due quotidiani sardi, L’Unione e La Nuova. Così la popolazione dell’Isola venne a sapere di quel villaggio che ospitava i militari sardi proprio dietro le linee, ma nessuno poteva conoscere l’ubicazione e neppure i reparti impegnati in quel fronte poiché vietato dalla censura sulla stampa. Per questo il tenente Frescura aveva taciuto su nomi e toponimi lasciando aperto il mistero sulla località dove era stato costruito. A distanza di un secolo ho riproposto sui giornali e sul web (il sito “Con la Brigata Sassari”) la vicenda del “Borgo” poco nota o quasi del tutto dimenticata. E oggi possiamo aggiungere nuovi particolari.
I miei articoli infatti hanno richiamato l’attenzione degli specialisti, quali il generale Nicolò Manca e il luogotenente Antonio Pinna, curatore del Museo Storico della Brigata Sassari, che nelle sue numerose ricerche sui campi di battaglia aveva già avuto modo di occuparsi di Borgo Sardegna.
Riguardo alla localizzazione – fa rilevare Pinna – il villaggio non sarebbe sorto, come da me ipotizzato, sul Carso Isontino nell’area di Villesse (provincia di Gorizia), bensì sull’Altopiano di Asiago, nella zona del monte Ghertele, dove si trovava e c’è tuttora un antico albergo-osteria gestito dalla famiglia Ambrosini. Siamo a circa tre km dalla prima linea italiana dopo la “Battaglia dei Forti” conclusasi a fine estate del 1915. Frescura parla di una fortezza che Pinna individua nel Forte Verena collocato in cima all’omonimo monte.
Inoltre, alla data indicata dal tenente Frescura, la “Sassari” era schierata nel settore di Castelnuovo, nel Veneto, ed era impegnata nelle prime schermaglie che qualche giorno dopo avrebbero portato all’attacco decisivo del sistema difensivo austro-ungarico delle “Frasche” e dei “Razzi”. Se ne deduce quindi che Borgo Sardegna fu opera di militari sardi in forza ad unità diverse dalla “Brigata Sassari”.
Manca e Pinna hanno un’idea chiara anche sulla fine del villaggio costruito in tipico stile isolano. Dopo la sanguinosa “Strafexpedition” del maggio 1916, la terza armata austriaca conquistò la Val d’Asse a sud della conca di Asiago occupando i baraccamenti del Ghertele. Così sa limba sarda, parlata dai soldati del Borgo, lasciò il posto alla molteplicità delle lingue dell’esercito imperiale. Gli austriaci si accamparono nelle “pinnette” sino al 1918. Conclusasi la guerra il villaggio fu demolito riutilizzando legname e materiali per ricostruire i paesi vicini.
Ma la memoria di Borgo Sardegna non andrà perduta. Come si augura il generale Nicolò Manca, primo comandante sardo della ricostituita Brigata Sassari. Appoggiando le ricerche e gli studi di Pinna sui luoghi delle battaglie, ricorda il prezioso lavoro in atto da diversi anni nell’ambito del recupero dei siti storici legati alla presenza dei soldati sardi sull’Altopiano di Asiago. Un importante progetto – sottolinea Manca – che raggruppa i 131 comuni di nascita dei sardi della Brigata Sassari, guidati da Armungia, il paese natale di Emilio Lussu.