Cinquemilatrecento bobine, ottantamila ore di registrazione, mezzo secolo di storia della Sardegna raccontato attraverso immagini, cronache e notizie, radiodrammi, reportage, programmi e interviste. Un patrimonio straordinario frutto della programmazione radiotelevisiva della sede Rai di Cagliari che oggi si trova raccolto in un vastissimo archivio digitale a disposizione di tutti. Questo prezioso materiale, custodito nei magazzini di viale Bonaria, fa parte di un progetto innovativo di collaborazione tra la Rai e la Regione sarda avviato nel 2002 che ha consentito di riversarlo in formati digitali di facile consultazione e successivamente su internet. Dietro il progetto l’idea e l’instancabile lavoro di Maria Piera Mossa (1949-2002), la prima regista-programmista della neonata rete regionale della Rai nel 1979. A lei, non a caso, sono intitolati il medesimo progetto e una strada di Cagliari, a Giorgino.
A ricordarne l’opera e la figura un libro a più voci, che riporta trenta testimonianze e un breve autoritratto della protagonista. È la biografia di un personaggio emblematico di un’intera generazione, cresciuta sulla scia del movimento del Sessantotto e che ha segnato le lotte politiche, civili e culturali di una epoca. Il libro (appena uscito e voluto fortemente dalla casa editrice Aipsa a vent’anni dalla prematura scomparsa) parla della regista, ma in parallelo rievoca un periodo di storia sarda, raccontato da coloro che vissero le stesse esperienze e che diventeranno docenti universitari, insegnanti, ricercatori, operatori culturali, registi, musicisti, artisti, professionisti, giornalisti, tecnici.
La Sardegna è andata avanti, non è più quella degli anni 70/80 seppure a leggere le cronache siamo rimasti indietro al resto d’Italia. E una certa gratitudine si deve a donne come Maria Piera Mossa che si sono battute sin da giovani per una Sardegna sociale e moderna. Erano gli anni delle prime radio e tv private, dei cineforum con il dibattito, dei quotidiani distribuiti la domenica nelle strade e della nascita delle reti regionali della Rai, con in testa la sede di viale Bonaria a Cagliari che già ospitava dal dopoguerra Radio Sardegna e poi la redazione locale del servizio televisivo nazionale.
Era partita la Terza rete, che si affiancava al Primo e al Secondo canale. Il nuovo canale regionale apriva le porte ad un’informazione capillare, un servizio pubblico che si inseriva nell’auspicata attuazione della riforma della Rai per contrastare il boom inarrestabile delle tv private in un panorama di rapidi progressi dell’offerta mediatica.
Tra i pionieri di quell’avventura professionale c’era Maria Piera Mossa, figlia di un grande giornalista di questo quotidiano, morto a soli 45 anni nel 1968, che forse non aspirava a seguire le orme paterne, ma poi si ritrovò a vivere da protagonista le vicende dell’informazione nell’Isola. Per inciso il padre Mario Mossa Pirisino che seguiva le partite del Cagliari, fece la prima radiocronaca in diretta col capoluogo dallo stadio Flaminio di Roma in occasione dello sfortunato spareggio per la Serie A contro la Pro Patria, il 6 giugno 1954.
Nel 1970 Maria Piera cominciò a lavorare con la Società Umanitaria che tanto ha fatto e continua a fare per l’associazionismo culturale e le scuole, poi l’attivismo politico nel Pci, la Cineteca Sarda e il cineforum, la laurea in Filosofia, la collaborazione e quindi nel 1978 l’ingresso in Rai con il primo concorso nazionale per le sedi regionali. Oltre un ventennio di programmi sino all’ultimo respiro, a 52 anni. Quando nel dicembre 1992 si era profilata la chiusura del centro programmazione regionale la regista si schierò in prima linea nella battaglia (poi persa) per salvare gli spazi riservati alla Sardegna. Dalla sconfitta nacque l’idea di dedicarsi a catalogare e valorizzare il patrimonio dell’archivio della Rai di viale Bonaria, salvandolo dalla dispersione e forse distruzione. Quel sogno nel tempo è diventato la sua eredità di cui oggi tutti possiamo beneficiare grazie al web.