L’ultimo giorno dell’anno scompare all’età di novanta Gianni Filippini (Cagliari 1932-2022), il decano dei giornalisti sardi. In lutto il mondo del giornalismo e della cultura. La notizia viene data sui siti e nei tg regionali del giorno, mentre sui quotidiani viene pubblicata con ampia rilevanza lunedì 2 gennaio. Il “suo” giornale L’Unione Sarda gli rende omaggio con un richiamo in prima pagina e l’editoriale del vicedirettore Massimo Crivelli. All’interno presenta due pagine: la 10 con l’articolo a mia firma che ripercorre in sintesi la biografia del grande direttore, il seguito dell’editoriale di Crivelli e di taglio basso le reazioni “a caldo” raccolte da Luigi Almiento; a fianco (pag. 11) la lunga intervista che Lorenzo Paolini pubblicò il 3 marzo 2018 dopo il congedo definitivo dal giornale nel quale aveva trascorso 65 anni da correttore di bozze a cronista, da direttore politico a direttore editoriale e consigliere di amministrazione. Paolini, attuale condirettore, in quel periodo ha assunto anche la direzione editoriale, pesante eredità lasciata appunto da Filippini, che nell’intervista tra ricordi e storia ripercorre la sua biografia legata alle vicende del giornale e della Sardegna.
Qui riportiamo il pezzo integrale (sul quotidiano per ovvi motivi di spazio è uscita una versione ridotta) da me scritto per il giornale. In questo sito compaiono diversi post dedicati a Filippini, sino all’ultimo lucido e attivo, tanto che appena due giorni prima avrebbe dovuto partecipare alla presentazione di un volume dedicato a mons. Ottorino Alberti alla Fondazione di Sardegna, ma a cui aveva dovuto rinunciare per improvvisa indisposizione.
Tra tante foto per ricordarlo abbiamo scelto questa bella e significativa immagine scattata dall’editrice Anna Maria Delogu che, insieme allo storico Stefano Pira, con Filippini collaborò a lungo per la realizzazione di diversi volumi per la “Biblioteca dell’Identità”. La foto fu scattata a Nuoro il 23 settembre del 2011, nel Museo del Costume, in un momento di pausa durante un convegno su Asproni organizzato proprio dalla AM&D edizioni, nel quale il Direttore aveva offerto la sua generosa, proverbiale disponibilità per un intervento scientifico.
I 65 anni all’Unione Sarda
di Carlo Figari
Direttore: così lo chiamavano tutti, da chi lo conosceva da sempre ai colleghi più giovani. Gianni Filippini, decano dei giornalisti sardi, è scomparso l’ultimo giorno del 2022 all’età di 90 anni lasciando un vuoto incolmabile non solo nel mondo dell’editoria regionale, ma nella città che ha amato e vissuto appieno, ricordando con orgoglio le radici di stampacino doc, che ha amministrato quale assessore alla cultura per un decennio e che ha raccontato sull’Unione Sarda dove ha trascorso l’intera lunga carriera professionale (65 anni!). La sua Cagliari, ma anche la sua Sardegna perché Filippini ha fortemente contribuito a far conoscere e valorizzare la cultura regionale, promuovendo iniziative editoriali che abbracciano tutta l’Isola. Un giornalista completo, un grande direttore, un intransigente politico, un uomo di cultura a a tutto tondo, abile e affascinante conferenziere, conteso da associazioni e istituzioni per presentazioni di libri ed eventi, blandito da scrittori e poeti che ambivano ad una sua recensione, instancabile lettore circondato da migliaia di volumi in ogni spazio dell’elegante abitazione affacciata su piazza San Cosimo. Un autentico gentiluomo, sempre sorridente e cordiale con tutti, dalle autorità all’ultimo dei dipendenti. Per questo benvoluto e stimato, anche da chi non si rispecchiava nei suoi editoriali o nelle posizioni liberali e moderate. Ma tutti gli riconoscevano, oltre le indiscusse qualità professionali, l’onestà intellettuale e politica, la pacatezza dei toni e dell’animo che appartiene solo ai “vecchi saggi”. Lui “vecchio” non si è mai sentito, magari si definiva con autoironia “un po’ anziano per colpa dell’anagrafe”, di certo immarcescibile e lucido sino all’ultimo, continuando a scrivere e a leggere bozze di aspiranti autori.
Segnato dal destino
Un compito ingrato ricordare Gianni Filippini, per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo da vicino, provando a riassumere una biografia così ricca. Filippini amava raccontare come fosse diventato giornalista. A suo dire è stato il destino a decidere che facesse questo mestiere e non l’avvocato (come gli sarebbe piaciuto) o altro. Infatti, aveva appena iniziato a collaborare nella redazione della cronaca di Cagliari dell’Unione, quando ebbe modo di inviare il suo curriculum a vari enti ed istituzioni. Solo per un caso l’amministratore del quotidiano cittadino gli rispose per primo offrendogli un contratto e aprendogli in pratica le porte alla carriera. «Il giorno dopo mi arrivò la convocazione del prefetto; fosse accaduto il contrario, oggi, forse, sarei un anziano prefetto in pensione», disse una volta.
Comunque, prospettive future a parte, si impegnò subito con grande passione ad imparare il mestiere del cronista. Il primo articolo comparve il 1° gennaio 1954 e la prima firma il 2 giugno seguente. In realtà Filippini aveva il giornalismo nel Dna, come si dice, figlio d’arte. Il padre Luigi fu cronista nei tre anni di vita de “Il Lunedì dell’Unione” (tra il 1928 e il 1931), supplemento settimanale del quotidiano cagliaritano che ebbe un ruolo politico molto interessante e, per certi versi, antagonista rispetto al giornale-madre imbavagliato dal regime fascista. Chiuso “il Lunedì” subito dopo – nel 1932 – Luigi Filippini diventò direttore del settimanale “Sardegna sportiva”, che uscì sino al 1941. Arruolato nell’Esercito, morì nell’Isola durante la guerra nel 1943.
Gianni non ebbe modo di seguire gli insegnamenti del padre (penna libera e antifascista) che sicuramente sarebbe stato orgoglioso di questo ragazzo, sempre all’Unione da collaboratore a direttore.
Già in quei primi tempi il giovane Filippini fresco di laurea in giurisprudenza si era fatto conoscere e apprezzare dai giornalisti assunti nella redazione di viale Regina Elena (pochi all’epoca, ma di grande spessore e che avrebbero lasciato un segno con brillanti carriere). Reporter di cronaca e sportivo, si impegnò ad imparare i segreti del mestiere da maestri di lunga esperienza. Gli capitò di collaborare alla radio. «È così accaduto – raccontò – che la mattina dell’8 giugno 1958 fossi nella redazione di Radio Sardegna, quando arrivò la triste notizia della morte di Fra Nicola e fui incaricato di scrivere un pezzo “a caldo“. Lo conoscevo bene ed il mio ricordo divenne un “buon pezzo” che qualche mese dopo ebbe un importante riconoscimento e che accrebbe il mio spirito giornalistico».
La carriera al giornale
Dalla metà degli anni Sessanta alla fine del 1976 è un crescendo di duro lavoro redazionale, successi e riconoscimenti professionali: diventa caporedattore e responsabile della pagina culturale che accoglie il meglio di docenti universitari, storici, intellettuali, critici non solo del capoluogo, ma dell’intera Sardegna. Il direttore Fabio Maria Crivelli lo vuole come suo vice e per un mese ha anche la nomina a direttore dell’Informatore del Lunedì, incarico che lascia a Vittorino Fiori, mentre lui il 1° gennaio 1976 subentra alla direzione dell’Unione al posto del dimissionario Crivelli. In realtà il grande giornalista romano era stato praticamente licenziato dalla proprietà: siamo nell’epoca del petroliere Rovelli e della sua SIR, che deteneva ormai il monopolio dell’informazione nell’Isola per tenere sotto controllo la stampa. Anche per Filippini furono nove anni difficili, dopo la conclusione della direzione di Crivelli che, così volle il destino, gli subentrò per un biennio del suo secondo mandato. Ma Filippini non ha mai cessato il rapporto col “suo” giornale e col gruppo (all’epoca l’editore era Nichi Grauso) continuando la collaborazione con editoriali e articoli di cultura, mentre per sedici anni ha condotto la fortunata trasmissione di Videolina “Sardegna d’Autore”, dedicata ai libri sardi.
La Biblioteca dell’identità
All’Unione è tornato con un incarico importante quando agli inizi degli anni Duemila il nuovo editore Sergio Zuncheddu lo nominato direttore editoriale realizzando la straordinaria “Biblioteca dell’Identità della Sardegna” con la pubblicazione di centinaia di titoli e di autori divisi per una ventina di collane. Nel complesso sette milioni di libri venduti che, a costi accessibili a tutti i lettori, sono stati distribuiti come prodotti collaterali col giornale. Ha lasciato questo faticoso quanto prezioso lavoro alla fine del 2017.
L’esperienza politica
Negli anni novanta (1994-2001) il neosindaco e caro amico Mariano Delogu lo volle assolutamente a suo fianco come assessore alla cultura, che accettò a patto che gli venisse assegnata anche la delega alla pubblica istruzione: era convinto che «prima di tutto dovesse venire la scuola di cui la cultura era una diretta conseguenza». «Grazie all’impegno appassionato di dirigenti e funzionari dell’assessorato e di volontari delle associazioni – ricordava con orgoglio – riuscìi a riaprire la maggior parte dei monumenti storici, dei siti archeologici e ambientali della città. Un centinaio. E a riaprirli non soltanto nei due giorni di “Monumenti Aperti“, ma tutto l’anno».
Ruoli prestigiosi
Filippini nel corso degli anni ha avuto un ruolo in diverse associazioni culturali, in primis nella storica “Amici del libro” per la quale ha tenuto molte presentazioni e conferenze. Incarichi di prestigio nella Fondazione dell’Ente Lirico e nella Fondazione Siotto, presente in giurie di importanti premi letterari quali il “Dessì” e il “Cambosu”, consulente per la comunicazione del Credito Industriale sardo. Ha collaborato a numerose importanti riviste, quali L’Almanacco di Cagliari. Filippini è stato sempre circondato e sommerso dai libri, autore di infinite prefazioni e presentazioni, ha curato collane e volumi tra cui “I 120 anni de L’Unione Sarda”, uscito con un suo lungo scritto nel 2009 in occasione dell’anniversario, fondamentale opera per chi si interessa alla storia del quotidiano e della città. Ma di suo ha lasciato solo “Profili di Sardi speciali”, pubblicato nel marzo 2017 per la “Biblioteca dell’identità”. Probabile invece, che qualcuno prima o poi dovrà scrivere un libro su di lui perché la biografia di Filippini si intreccia non solo con la storia dell’Unione Sarda, ma con la storia della stampa sarda, di Cagliari e della Sardegna: dai suoi articoli di cronista che hanno riguardato importanti inchieste di ogni genere agli editoriali che fotografano la realtà politica, sociale ed economica locale e nazionale.