I numeri degli occupati diffusi nei giorni scorsi (in aumento rispetto al primo semestre) e alcuni dati sulla ripresa dell’economia sembrano incoraggianti, a seconda di come e da chi vengono letti. Le statistiche vanno interpretate e sono uno strumento fondamentale per la programmazione politica. Cosa ci attende il 2023 dopo un terribile anno di crisi, carovita, inflazione, etc. che però si conclude con qualche apertura di speranza? Gli esperti – leggiamo nei giornali e sentiamo nei dibattiti televisivi – su questi punti si dividono, nessuno si sbilancia con ipotesi concrete su una vera ripresa. Alla fine di un infausto 2022 abbiamo un solo dato certo e riguarda il flusso degli italiani che lasciano il nostro Paese per l’estero, in aumento costante negli ultimi anni. In una parola il fenomeno dell’emigrazione per trovare un lavoro o un luogo dove vivere dignitosamente con redditi medio bassi è una amara realtà che richiama gli anni cinquanta/sessanta. Partono anche pensionati e intere famiglie.
Ma ciò che preoccupa di più i governanti e chi ha a cuore non solo il futuro, ma il presente del nostro Paese, sono principalmente i giovani – e tra essi giovani con alto livello di formazione – emigrati per motivi di studio e di lavoro. Spesso non fanno ritorno, con conseguenze rilevanti sulla composizione sociale e culturale della nostra popolazione. Il fenomeno di questa nuova fase dell’emigrazione italiana non può essere compreso interamente all’interno della dinamica virtuosa dei processi di interconnessione mondiale, che richiedono una sempre maggiore circolazione di persone, idee e competenze. Anzitutto perché il saldo tra chi entra e chi esce rimane negativo, con conseguenze evidenti sul calo demografico e con ricadute sulla vita sociale. Ma anche perché in molti casi chi lascia lo fa per necessità e non per libera scelta, non trovando in Italia una occupazione adeguata al proprio percorso di formazione e di studio.
A rilevare questo fenomeno è stato il recente rapporto “Italiani nel mondo” che ha fornito una fotografia di preoccupante interesse sui flussi migratori dei connazionali. Ma oltre le analisi degli esperti colpiscono le parole del capo dello Stato, attento e sensibile ad evidenziare le falle che minano la stabilità dell’Italia. “Il nostro Paese, che ha una lunga storia di emigrazione – ha detto Mattarella – deve aprire una adeguata riflessione sulle cause di questo fenomeno e sulle possibili opportunità che la Repubblica ha il compito di offrire ai cittadini che desiderano tornare per contribuire alla sua crescita recando la propria esperienza, e le proprie capacità”. Ma quali sono le politiche nei confronti dei nostri giovani per convincerli a restare qui dove troveranno un’occupazione rapida dopo la laurea, dove potranno specializzarsi senza problemi, dove saranno sostenuti durante gli anni dell’università?
Sinora abbiamo letto dichiarazioni (scontate) di buoni propositi, ma le attuali leggi non incentivano concretamente ad un vero cambiamento di rotta favorevole all’occupazione giovanile qualificata o meno. Fatto sta che i nostri giovani se ne vanno e non pensano a tornare almeno nel breve. Il figlio di un mio amico cagliaritano è andato a studiare in Germania. Dopo cinque anni di sacrifici della famiglia per sostenerlo e il suo grande impegno per imparare bene la lingua tedesca (ora ne parla quattro), lavorando nei weekend in alcuni pub e studiando in una università già difficile in italiano figuriamoci in una straniera, a luglio si è laureato in ingegneria. In questi anni lo stato tedesco gli ha dato il “prestito d’onore”, un assegno mensile per un totale di 30 mila euro che dovrà restituire solo in parte e a rate dal momento della prima assunzione. Con l’aiuto statale si è potuto pagare anche l’assicurazione sanitaria che gli ha garantito qualsiasi prestazione. Trasporti gratuiti e agevolazioni varie (musei, cinema, etc.) con la tessera studenti. Ebbene dopo aver spedito alcuni curriculum in meno di in mese ha ricevuto la risposta positiva da uno studio di ingegneri. Un solo colloquio e immediata assunzione a tempo indeterminato. Prima busta paga a dicembre, oltre 2000 euro netti, più in prospettiva aumenti, bonus e auto di servizio. Infine gli hanno inviato a casa computer e strumenti vari per operare anche in smartworking. Area di attività tra Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi. Che dite, tornerà a cercare lavoro in Sardegna o ci verrà ad agosto solo in vacanza? Con buona pace della famiglia.