La memoria condivisa
Il centenario del conflitto
Gli anniversari “tondi” sono l’occasione per celebrare un grande evento o un personaggio eccezionale,per ricordare un’epoca e rileggere la storia a distanza di un lungo tempo, quando le passioni si sono stemperate con la scomparsa dei protagonisti ed è possibile studiare i fatti con maggiore distacco e senso critico. Inoltre si aggiungono i documenti inediti usciti dall’apertura degli archivi e non più secretati. Per molti giovani è l’occasione per scoprire storie ignorate del tutto o poco conosciute perché assenti nei manuali e nei programmi scolastici. E neppure approfondite all’università. Gli anniversari sono occasione per commemorazioni, per avviare nuovi filoni di ricerca, per convegni storici e per promuovere lezioni e dibattiti nelle scuole.
Il Parlamento ha persino promulgato leggi che hanno stabilito una data particolare per celebrare l’evento, come avviene per l’Olocausto degli ebrei con il Giorno della Memoria (ogni 27 gennaio, la liberazione di Auschwitz) o il Giorno del Ricordo (ogni 10 febbraio, per la tragedia degli italiani infoibati nell’ex Jugoslavia). Anniversari che coinvolgono tutto il Paese perché hanno segnato la nascita della nostra Repubblica, come è accaduto nel 2011 per i 150 anni dell’Unità d’Italia che hanno avuto il culmine con il discorso del presidente Napolitano a Montecitorio davanti ai due rami del Parlamento in seduta comune. Ultimo atto di tre anni di iniziative in ogni città che hanno dato modo di ripercorrere le tappe del processo risorgimentale.
Il 2015 si è aperto in vista di un nuovo anniversario, il ricordo della Grande Guerra, che si concluse nel 1918 con la vittoria e il completamento dell’unità nazionale con l’annessione del Friuli e del Trentino Alto Adige. Un secolo fa – il 24 maggio 1915 – l’Italia entrò nel conflitto già esploso da un anno e la Sardegna, seppure geograficamente lontana dal fronte, si ritrovò coinvolta in prima linea. Questo perché fu mobilitata la gran parte della popolazione maschile adulta con la costituzione della Brigata Sassari, la prima unità dell’Esercito italiano a formazione regionale dopo il corpo degli alpini. Ma militari sardi si ritrovarono a combattere con ogni divisa. Grandissimo fu il tributo di sangue che l’Isola pagò con oltre 13 mila morti, su 100 mila uomini partiti per il fronte su una popolazione che all’epoca era di appena 870 mila abitanti. La Grande Guerra per la prima volta fece provare ai sardi il sentimento di patria e l’orgoglio di essere italiani, e al resto d’Italia fece ammirare il valore dei “sassarini” e di un intero popolo sino ad
allora isolato nella sua isola.
Quella storia si trova documentata nei libri, nelle immagini e nei giornali dell’epoca. Anche nelle collezioni della nostra secolare testata. L’Unione Sarda teneva informati i sardi di ciò che accadeva nei fronti del mondo (ovviamente con il filtro della censura e i limiti delle comunicazioni) e faceva sapere ai nostri soldati i fatti dell’isola.
Anche per questo, nel solco della nostra tradizione editoriale e culturale, a partire da oggi, cominciamo a pubblicare otto supplementi a cui seguiranno altre iniziative. Un ulteriore contributo per aiutare a costruire quella memoria condivisa da affidare agli italiani di oggi e soprattutto di domani.
Carlo Figari