Titolo dell’articolo apparso a pagina 3 del quotidiano milanese: Sardegna, arcipelago di uomini
Sommario: Perché le popolazioni restano asserragliate nei loro arcaici e autarchici microcosmi – Il deserto fra paese e paese, villaggio e villaggio – La prima grande rivoluzione: la vittoria sulla malaria – Che cosa differenzia l’isola dal resto del Sud – Quello che la Regione non è riuscita a fare
Nel libro paragrafo 1 (pag. 887) intitolato “La grande svolta”.
Qui ripercorriamo i passi più significativi del reportage sul Corriere, con i temi evidenziati dai nostri titolini e in corsivo il nostro testo.
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La svolta nel 1946 e la vittoria sulla malaria
Per la Sardegna, l’anno della “grande svolta” fu il 1946. A provocarla – scrive Montanelli – non fu la politica, ma la chimica. La Fondazione americana Rockefeller aveva deciso di tentare un esperimento integrale di disinfestazione dalla malaria col D.D.T., in un bacino chiuso del Mediterraneo, e aveva scelto Cipro. I quadrimotori erano già in viaggio con il loro carico, quando un esponente sardo del partito liberale, Sanna-Randaccio, riuscì in extremis a convincere il comando alleato a dirottarli sulla sua isola. Non so a quali argomenti ricorse. Forse bastarono le statistiche. Quell’anno, di malaria, c’erano stati settantacinquemila nuovi casi. Il flagello dilagava. Gli uomini della “Rockefeller” riconobbero lo stato di emergenza e gli concessero la priorità. Su due piedi fu costituito un Ente regionale per la lotta antianofelica o E.R.L.A.A.S..
La Sardegna non è il Mezzogiorno / La mancanza di una società feudale/ Il banditismo non è la mafia
Quello che rende sensazionale il delitto sardo è il suo carattere primitivo e elementare. Esso nasce dalla sfiducia nelle leggi dello Stato, dall’impegno morale di farsi giustizia da sé, come avviene in tutte le civiltà arcaiche, e quasi sempre ha come pretesto iniziale il furto di bestiame. È tutto qui. Intorno ad esso non si sviluppano speculazioni, come accade per esempio in Sicilia. Non c’è in Sardegna una industria della delinquenza, una associazione per il suo sfruttamento, come lo sono la mafia e la camorra, che poi contaminano per metastasi tutta la società».
Il codice barbaricino/ Scarsamente popolata
Altra particolarità che la differenzia dal Sud: la sua bassa pressione demografica. La Sardegna rappresenta l’otto per cento della superficie nazionale, ma meno del tre della popolazione. Ciò vuol dire che, mentre in Italia la media è di 168 abitanti per chilometro quadrato, in Sardegna è di 59.
La Regione
Interessante la descrizione dell’organizzazione della Regione autonoma, significativamente confrontata con quella della Sicilia:
L’autonomismo
Il traguardo dell’autonomismo era l’eliminazione di una categoria di “notabili” che si ponevano a intermediari fra il cittadino e lo Stato. […] Alla regione sarda giova molto il confronto, che viene spontaneo, con quella siciliana..
Conclusione
Fra di essi, sebbene le ultime elezioni l’abbiano anche qui ridimensionata, la D.C. conserva una posizione egemonica. Non che i sardi siano più sagrestani degli altri. Anzi. Ma alla D.C. giovano varie cose. Anzitutto, la sua organizzazione parrocchiale, che meglio conviene alla pulviscolarità della vita sarda. Poi, le posizioni di potere che occupa da quindici anni e che le hanno consentito di moltiplicare le clientele. E infine la facilità di controllarle, nei piccoli e piccolissimi centri in cui l’elettorato sardo si sparpaglia.
D’altronde i comunisti dove sono loro a comandare – a Carbonia per esempio – hanno fatto altrettanto. E il panorama generale rimane quello di prima e di sempre: una società divisa fra cittadini di prima e di seconda classe, priva di circolazione e di ricambi.
Ma dove non si muore più di malaria. La vera grande rivoluzione della Sardegna è stata questa, dovuta agli «sporchi dollari americani».